Una valigia, un passaporto conteso e una sala d’attesa sono diventati casa per quasi due decenni. La storia di Mehran Karimi Nasseri, l’uomo che visse all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, sembra uscita da un film. E infatti ha ispirato davvero una pellicola di successo: The Terminal di Steven Spielberg. Ma la realtà è ancora più sorprendente della finzione.
Chi era Mehran Karimi Nasseri e perché finì a vivere in aeroporto
Nato in Iran nel 1945, Mehran Karimi Nasseri lasciò il suo Paese negli anni ’70 per motivi politici, cercando asilo in Europa. Dopo una serie di spostamenti e problemi burocratici, perse i documenti che dimostravano il suo status di rifugiato. Nel 1988 arrivò all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, dove venne bloccato per l’impossibilità di entrare in Francia o di essere rimpatriato.
Per le autorità, Nasseri non apparteneva a nessun Paese. Secondo quanto riportato da BBC News, visse dal 1988 al 2006 nella zona transiti del Terminal 1, su una panchina rossa, circondato dai suoi effetti personali. Nonostante nel tempo ricevette varie offerte di asilo, rifiutò più volte, convinto di volere una residenza nel Regno Unito, che lo aveva inizialmente accettato.
Il legame con il film “The Terminal” e la fine della sua storia
Nel 2004, Steven Spielberg produsse il film The Terminal, interpretato da Tom Hanks, basandosi liberamente sulla vicenda di Nasseri. Tuttavia, secondo The Guardian, non si trattò di una trasposizione fedele: il protagonista del film è bloccato temporaneamente per motivi politici, mentre Nasseri rimase intrappolato a causa di un paradosso legale durato quasi 20 anni.
Nasseri fu infine ricoverato in ospedale nel 2006, lasciando l’aeroporto dopo 18 anni. Dopo alcuni anni in un centro di accoglienza, tornò sorprendentemente a vivere per brevi periodi nello stesso aeroporto nel 2022. Morì proprio lì, nel novembre dello stesso anno, per cause naturali.
Conclusione: una vita tra cieli e confini invisibili
La storia di Mehran Karimi Nasseri è un simbolo della complessità delle migrazioni moderne e delle falle dei sistemi burocratici internazionali. Un’esistenza sospesa tra Stati, leggi e identità, che continua a ispirare registi, scrittori e riflessioni globali.
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