USA, attacco hacker OPM. Rubati oltre 5,6 mln di impronte digitali

VEB

Il bilancio dell’attacco hacker ai danni dell’ufficio della gestione del personale americano, l’Office of Personnel Management, si è pesantemente aggravato. La Casa Bianca ha reso noto tramite un comunicato che le impronte digitali rubate dagli archivi dell’Agenzia federale non sono più 1,1 milioni, ma ben 5,6 milioni.

L’attacco all’Opm è stato scoperto nell’aprile scorso e i pirati informatici hanno avuto accesso alle informazioni di oltre 21,5 milioni di persone tra dipendenti federali, contractor ed eventuali candidati che facevano domande di impiego per gli uffici governativi. Nell’attacco informatico sono stati rubati dati sensibili come informazioni bancarie, indirizzi, impronte digitali, numeri di telefono e questo è costato il posto alla direttrice Catherine Archuleta.

L’Opm ha cercato di sminuire l’importanza del furto, dichiarando che “al momento la possibilità di usi malevoli delle impronte digitali sia limitata”, ma è stata costretta ad ammettere che il rischio potrebbe aumentare nel tempo con l’evoluzione tecnologica, quando le impronte digitali saranno sempre più utilizzate come garanzia di identità, ragion per cui “un gruppo di lavoro con esperienza in questo settore esaminerà i modi possibili in cui gli avversari potrebbero abusare dei dati relativi alle impronte digitali, sviluppando metodi di prevenzione”, hanno annunciato tramite un comunicato.

Secondo gli investigatori statunitensi che dietro all’attacco hacker, finora considerato il peggiore subito dagli Stati Uniti, ci sia il governo cinese e che per metterlo in atto i pirati abbiano usato molteplici punti di accesso.

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