Probabilmente è solamente una provocazione, ma se il suo obiettivo era alzare un polverone ed attirare l’attenzione generale sulla problematica, ci è riuscito: il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, starebbe pensando di mettere all’asta opere dei musei civici, tra cui un Klimt (Judith II Salomè) e uno Chagall (Il rabbino di Vitebsk), per far quadrare i bilanci.
«La situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti, per cui certamente c’è la volontà di fare un approfondimento in questo senso», ha spiegato il sindaco. E ha aggiunto: «In mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città». E sabato 11 ottobre, ha rilanciato: «Piuttosto di vedere scuole o biblioteche a pezzi faccio questa scelta: prima di morire guardando il quadro vendo il quadro».
“Brugnaro ha fatto benissimo, la sua idea è davvero interessante e molto logica. Non si tratta di vendere un Canaletto o un Tiziano. Si parla di opere che non sono legate alla storia di Venezia – afferma il critico Vittorio Sgarbi – Klimt a Venezia è un corpo estraneo, il suo quadro può stare ovunque, a Parigi come a New York. Sono autori che sono stati comprati negli anni passati e quindi possono essere venduti”.