La sua lingua lunga e pungente gli è costata una condanna a morte che gli pende sulla testa e una scorta che lo segue 24 ore su 24 per evitare che questo accada, ma Roberto Saviano non si è certo arreso, ha continuato a raccontare la sua verità, che poi è la verità di un paese che non riesce a crescere a dovere per colpa della delinquenza che dilaga e taglia le ali a chi veramente vorrebbe cambiare qualcosa.
Dopo che i suoi precedenti lavori sono stati dei best seller conosciuti a livello internazionale, Saviano torna in libreria con il suo nuovo romanzo ‘La paranza dei bambini’, pubblicato da Feltrinelli.
A dieci anni esatti da Gomorra, esce questo nuovo lavoro in cui i “bambini” del titolo sono piuttosto degli adolescenti (il loro capo ha sedici anni; ma il più piccolo ne ha dieci, e a lui, proprio per la sua apparente innocuità, viene affidato il compito dell’assassinio, che farà schizzare in alto la loro “paranza”), impegnati nel difficile e sanguinoso gioco della loro affermazione all’interno di un ambiente terribilmente ostile e pericoloso.
Lo scrittore si è «ispirato a fatti reali, alla storia della paranza dei bambini di Forcella, un quartiere di Napoli. Le paranze sono questo gruppo di ragazzini che decidono quasi autonomamente di armarsi. Il racconto è pieno di dettagli di queste storie che ho preso da inchieste giudiziarie, dal dibattito di cronaca e che ho condensato nei miei personaggi utilizzando quel metodo meraviglioso che fu di Franco Rosi ne ‘Le mani sulla città’» ha spiegato a Radio Anch’io.
Saviano sceglie la strada della narrazione pura, per avere le mani dello scrittore libere e riuscire così a incidere meglio “nella carne del reale” come ha spesso dichiarato, anche recentemente, attraverso il racconto di adolescenti che non hanno domani e nemmeno ci credono, che non temono il carcere né la morte, perché sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Sanno che “i soldi li ha chi se li prende”.
Crudo e senza scampo il nuovo romanzo di Saviano, tra social, “roba”, canne e frequentazione di locali che ricordano un po’ gli anni Ottanta ci mette di fronte alla controversa ascesa di una paranza, un gruppo di fuoco legato alla Camorra, e del suo capo, il giovane Nicolas Fiorillo detto Maraja.