Un 25 Aprile fra divisioni e polemiche, contestata Virginia Raggi a Roma.
Certo il 25 aprile dovrebbe essere un momento di unità e di condivisione di ideali. Avremmo preferito che la Comunità ebraica e le associazioni filopalestinesi marciassero insieme.
Contestualizzare il momento della liberazione e della resistenza, renderlo replicabile alle questioni nazionali e internazionali odierne, non ci sembra una buona maniera di ricordare.
Fatto sta che ci sono state due manifestazioni a Roma, una dell’Anpi con i filopalestinesi, che sono notoriamente settari; l’altra degli Ebrei, che sono notoriamente rancorosi e poco inclini e certo tipo di dialogo.
Brutta figura per la libertà, per la democrazia, e anche per il ricordo. Bisognava fare uno sforzo e sorvolare, da una parte e dall’altro.
Si doveva avere tolleranza e pensare a un futuro migliore, a una democrazia che comunque esiste, a un’Europa che dal dopoguerra in poi ci ha lasciato quasi completamente senza guerre. Il che, in un mondo di guerre, non è poco.
Ecco, bastava raccogliere il lato positivo delle cose, mettendo da parte settarismi e rancori; bastava provare a vivere una giornata diversa, bastava che due parti, anche se così diverse, provassero, non dico a marciare insieme, ma almeno a ignorarsi. E invece no.
A condire il tutto la salomonica presenza a tutte e due le manifestazioni del Sindaco Raggi.
Scelta tutto sommato corretta da un punto di vista istituzionale. Ma il problema è che questa signorina, che si trova per caso a fare il primo cittadino della Capitale, come suol dirsi, non sa né parlare né starsi zitta.
Ed è stata contestata quando ha tentato di dire qualcosa di oltremodo banale e retorico.
Anche qui: male la contestazione, perché non era proprio il caso, anche se Sandro Pertini diceva libero fischio in libera piazza.
E poi ci pare che la questione del referendum costituzionale abbia avuto una funzione estremamente divisiva nel Paese che continua a ogni piè sospinto.
Siamo nell’epoca piena dei pro e dei contro, del sì o del no; le vie di mezzo, l’accordo, i momenti di comprensione stentano a farsi largo.
E Internet in tutto questo ci mette del suo, aumentando il senso di divisione, costruendo posizioni, politiche e non, più affettate.
Un 25 Aprile non bello: poca unità, molte polemiche, comparse istituzionali di basso livello. Specialmente a Roma, la città aperta, ci saremmo aspettati di più, molto di più.
In fin dei conti una giornata come questa non dovrebbe mai essere sporcata da divisioni di sorta, o peggio ancora, da inutili e sterili polemiche.