Una riforma, questa, auspicata e attesa da moltissimo tempo, ma che non per questo ha fatto meno scalpore e sollevato meno polemiche. Di cosa stiamo parlando?
Nella “riforma” sull’aborto annunciata dal ministro della Salute Speranza: per abortire con la pillola Ru486 non servirà più il ricovero, si potrà fare in day hospital e in tutte le regioni italiane.
Lo prevedono le nuove linee guida che estendono anche il limite per la somministrazione del farmaco da sette a nove settimane. Sostituiranno le direttive finora esistenti che risalgono al 2010.
“Le evidenze scientifiche sono molto chiare – ha detto Speranza – il Css e le società scientifiche hanno espresso un parere favorevole univoco”.
Eppure da più parti è montata la rivolta.
Prevedibile quella dei Vescovi: «Avvenire» definisce «sconcertante come tante reazioni esultanti parlino di un passo verso una maggiore libertà delle donne. Libertà di essere sole, di certo. Libertà di fare tutto di nascosto, deresponsabilizzando in tanti casi i compagni». Secondo il giornale dei vescovi «non c’è nessuna conquista di civiltà nel togliere tutele alle donne e fare dell’aborto un fatto privatissimo. Che si tolgano tutele alle donne è un fatto».
Meno prevedibile quella della Regione Piemonte che chiederà infatti alla sua avvocatura di verificare “se il governo Conte stia rispettando il diritto alla scelta consapevole e alla salute delle donne, garantito dalla legge 194”. L’annuncio arriva dall’assessore agli Affari legali Maurizio Marrone (Fdi).