Addio al Prosecco, ecco perchè

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Il mutamento del clima globale mette a rischio la sopravvivenza di alcuni dei vini più apprezzati d’Europa, secondo recenti avvisi degli esperti nel settore.

Addio al Prosecco ecco perche
Foto@Pixabay

Tra i più a rischio vi è il Prosecco, un vino bianco frizzante prodotto esclusivamente in specifiche zone montuose italiane, che sta vedendo una notevole riduzione delle rese agricole, principalmente a causa di fenomeni climatici estremi e del deterioramento del terreno.

Paolo Tarolli, studioso dell’Università di Padova e principale autore della ricerca, sottolinea che le ripercussioni andrebbero ben oltre il semplice impatto economico. La perdita potenziale del Prosecco significherebbe anche il dissolversi di una parte fondamentale della storia e della tradizione culturale di molte comunità. Vitigni celebri come la Borgogna, il Grand Cru e il Cabernet Sauvignon sono parimenti minacciati.

Il cambio repentino delle condizioni climatiche ha aggravato le sfide già esistenti nella produzione di Prosecco. Gli eventi meteorologici estremi, che includono intense piogge primaverili seguite da estati aride, non solo hanno causato l’erosione del suolo e frane in zone collinari, ma hanno anche reso l’irrigazione un compito arduo. Quest’anno, le stime indicano una possibile riduzione del raccolto fino a un quinto a causa di questi fenomeni.

Un aspetto cruciale che intensifica il rischio è la specificità della zona di produzione del Prosecco. Le uve utilizzate per questo vino richiedono le particolari condizioni climatiche e altimetriche delle aree montuose, dove i raggi solari intensi combinati con temperature più fresche contribuiscono a dare al vino il suo sapore distintivo. Purtroppo, la replicazione di queste condizioni altrove sembra praticamente impossibile.

In un periodo in cui la domanda di Prosecco è in forte crescita, superando notevolmente quella del champagne, questa tendenza climatica allarma non solo i produttori ma anche i consumatori. La viticoltura in aree così impervie, dove le pendenze superano il 30%, già richiede uno sforzo “eroico”, come sottolineato dal Dott. Tarolli. L’attuale esodo dalla vita rurale, insieme alle sfide poste dal cambiamento climatico, rende difficile attrarre una nuova generazione di viticoltori, mettendo a rischio la produzione futura.

Inoltre, la minaccia climatica non si limita alla viticoltura. Altre colture stanno subendo danni significativi, con una diminuzione delle rese riscontrate nella produzione di riso nel nord Italia, olio d’oliva in Spagna e orzo nel Regno Unito. I report dell’IPCC e dell’Organizzazione meteorologica mondiale sottolineano che, se le temperature globali supereranno l’aumento di 1,5 gradi previsto, si vedrà un decremento drammatico nell’agricoltura mondiale, con gravi implicazioni per l’alimentazione globale. Se non si prendono misure per mitigare il cambiamento climatico, ci troviamo di fronte a una crisi che potrebbe ridisegnare l’agroalimentare come lo conosciamo.

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