Le truffe basate sull’intelligenza artificiale stanno raggiungendo livelli preoccupanti. Secondo recenti analisi condotte da esperti del settore, entro la fine del 2025, uno su due cittadini russi potrebbe cadere vittima di attacchi deepfake, una delle forme più sofisticate e ingannevoli di frode digitale. L’allarme è stato lanciato durante un’intervista rilasciata al quotidiano Izvestia, con il supporto dei dati diffusi dall’ufficio stampa di MTS AI, uno dei principali operatori tecnologici in Russia.

Cosa sono i deepfake e perché sono pericolosi
I deepfake sono contenuti audiovisivi manipolati attraverso algoritmi di intelligenza artificiale avanzata. Video, audio e persino conversazioni in tempo reale possono essere falsificati per imitare in maniera estremamente realistica l’aspetto e la voce di un’altra persona.
A differenza delle truffe tradizionali, i deepfake sfruttano l’identità di persone fidate, rendendo l’inganno quasi indistinguibile dalla realtà. Questo fenomeno è cresciuto esponenzialmente grazie a strumenti open-source e piattaforme AI sempre più accessibili. Secondo un report pubblicato dal Brookings Institution, queste tecnologie rappresentano una minaccia emergente alla sicurezza individuale e collettiva, in particolare nei paesi con infrastrutture digitali vulnerabili.
Dati allarmanti: +400% di attacchi in soli due anni
Secondo MTS AI, nel 2023 solo il 10% degli utenti russi aveva segnalato casi di truffe deepfake. Ma le stime per il 2025 parlano di un tasso di esposizione del 50%. Le principali minacce odierne includono:
- Messaggi vocali falsificati
- Videochiamate truccate
- Audio imitativi diffusi via WhatsApp e Telegram
Nel 2026, gli esperti prevedono un salto tecnologico: gli aggressori saranno in grado di sostenere conversazioni in tempo reale usando voci clonabili, come quelle di un familiare o un amico in difficoltà. Questo rende i deepfake non solo un problema tecnico, ma un rischio psicologico che sfrutta le emozioni umane per manipolare le vittime.
Perché le app di messaggistica sono terreno fertile per i truffatori
A differenza delle chiamate telefoniche tradizionali, che spesso possono essere tracciate o bloccate tramite il numero, i messaggi vocali e le videochiamate via app non garantiscono alcuna verifica dell’identità. Ciò li rende uno strumento perfetto per i cybercriminali.
Come sottolinea un’analisi del MIT Technology Review, l’assenza di protezioni crittografiche specifiche e la diffusione rapida dei contenuti nei gruppi chat rende piattaforme come Telegram, Signal e WhatsApp particolarmente esposte.
Caso reale: un truffatore ha imitato il sindaco di Mosca
Un esempio concreto di questa minaccia è stato riportato dal canale televisivo REN TV, che ha documentato una truffa ai danni di un pensionato moscovita. L’uomo ha ricevuto una videochiamata apparentemente da un assistente del sindaco Sergei Sobyanin. La persona all’altro capo della linea sembrava in tutto e per tutto il primo cittadino di Mosca, e lo ha convinto a trasferire 1,5 milioni di rubli per “collaborare con l’FSB” in un presunto caso di frode bancaria. Solo dopo il trasferimento, la vittima ha compreso di essere stata ingannata da un deepfake.
Come proteggersi dai deepfake: consigli pratici
In un mondo in cui anche la voce o il volto dei nostri cari possono essere falsificati, è fondamentale:
- Diffidare da richieste urgenti di denaro o aiuto via messaggio.
- Verificare l’identità della persona tramite più canali (es. una chiamata diretta).
- Usare strumenti di riconoscimento vocale o autenticazione biometrica quando disponibili.
- Segnalare i contenuti sospetti alle autorità competenti o alle piattaforme digitali.
Conclusione: una minaccia globale, non solo russa
Il fenomeno deepfake non riguarda solo la Russia. Anche negli Stati Uniti, l’FBI ha emesso diversi avvisi sul rischio crescente di truffe deepfake, soprattutto in ambito finanziario e politico. L’Unione Europea, attraverso l’AI Act, sta lavorando a una regolamentazione che obblighi i contenuti generati da intelligenze artificiali a essere chiaramente etichettati.
Come ha dichiarato il professore di informatica Hany Farid dell’Università di Berkeley:
“Nel prossimo futuro, non potremo più fidarci dei nostri occhi o delle nostre orecchie online.”
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