Blue Whale, il terribile gioco prende piede anche in Italia

VEB

Da adulti, è difficile capire come i nostri ragazzi possano cadere in una trappola come quella del famigerato “ Blue Whale”, un gioco terribile che conduce alla morte, eppure i numeri parlano chiaro e ci mostrano chiaramente quanto non sia mai troppa l’attenzione che riserviamo ai nostri figli, in un momento così difficile e problematico della loro crescita come è quello dell’adolescenza.

Il Blue Whale è un “gioco”  che nasce online, un fenomeno che sarebbe partito dalla Russia per poi diffondersi in America Latina e ora anche in Europa: dalla Spagna al Portogallo, ma anche alla Francia e alla Gran Bretagna.

Dopo 50 giorni di prove sempre più perverse, fatte di autolesionismo, svegliarsi presto alla mattina presto, ascoltare musica alienante, guardare film horror e tanto altro, porterebbe al suicidio i ragazzi.

Il termine significa, in inglese, “balena azzurra”, e fa riferimento al comportamento delle balenottere che, ad un certo punto della vita, senza apparente motivo, si spiaggiano e muoiono.

“Le vittime ideali sono ragazzi facili allo “spiaggiamento”  – spiega Adelia Lucattini, Psichiatra psicoterapeuta e Psicoanalista esperta in bambini e adolescenti –e il fenomeno, che attecchisce anche tra ragazzini tra  gli 11 e i 12 anni, con conseguenze potenzialmente anche più dannose che nei ragazzi, ha una sua quota di pericolosità basata su una manipolazione psicologica della vittima, volontaria da parte dell’inventore e dei collaboratori”.

“Questi atteggiamenti autolesivi non producono nessun beneficio a livello psicologico e inducono alla ripetizione se l’adolescente non viene aiutato. Sono l’espressione di un disagio psicologico già in atto, in alcuni casi provocato dal perdurare della perdita di sonno”, aggiunge. “Non va inoltre sottovalutato l’effetto eccitante dei giochi elettronici, soprattutto di notte, che tendono a mantenere il ragazzo in uno stato di veglia che non si accompagna a lucidità. La paventata eventualità del suicidio potrebbe rientrare proprio in questa perdita di contatto con la realtà, e non con il desiderio reale di togliersi la vita”.

Del resto, tutte le sfide attraggono i ragazzini, perché fa parte di questa fase della vita mettersi in gioco, misurandosi con sé stessi e con gli altri nel tentativo di superare gli aspetti propri dell’infanzia così da attraversare fasi maturative che permettano di approdare all’età adulta.

Purtroppo questo terribile “gioco” è arrivato anche in Italia: sono già 250 le segnalazioni e gli interventi raccolti in pochi giorni dalla chat #fermiamolabalena nata dalla collaborazione tra la Casa pediatrica dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, l’Osservatorio nazionale adolescenza e l’associazione Pepita Onlus.

Gli hashtag #fermiamolabalena e #adessoparloio sono stati lanciati con una campagna di sensibilizzazione: per difendersi dalla pratica che spinge a compiere atti di autolesionismo e azioni pericolose sino ad arrivare al suicidio, famiglie e ragazzi possono ricevere un aiuto concreto e qualificato via chat, su WhatsApp al numero 348.2574166.

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