Cannabis, la ricerca per sottolinearne i pregi

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Durante tutto questo 2017 si è parlato più che approfonditamente di cannabis, e non solo nel nostro paese: in tutto il mondo si sono cercate prove per sostenere la bontà di questa pianta, o al contrario, le prove dei suoi misfatti sulla psiche e sulla salute umana.

In primis bisogna ricordare che la legalità della cannabis varia da paese a paese. Per la prima volta la pianta fu vietata negli Stati Uniti (a partire dal 1937, con l’emanazione del Marijuana Tax Act, a firma del presidente Franklin Delano Roosevelt). In seguito, la proibizione della pianta si estese a molti altri paesi soprattutto in Occidente.

In Italia, dopo essere stato depenalizzato come reato l’uso di cannabis ad uso personale, ne è stato consentito dalla legge quello ad uso terapeutico, proprio nei mesi scorsi.

Pur essendo considerata una sostanza stupefacente, infatti, la cannabis viene ampiamente utilizzata in campo medico – dove consentito e con rigorosi limiti – come antidolorifico, sedativo, anticonvulsivante, antiemetico, stimolatore dell’appetito e altro ancora.

E i numeri parlano chiaro: in meno di un mese dal suo lancio, la marijuana legale, quella che “si fuma ma non sballa”, aveva già fatto boom, vendendo 20 mila barattoli. L’erba “giusta” o “cannabis tecnica italiana” viene venduta in vasetti da 8-10 grammi a un prezzo di 17 euro.

Più in generale, nel 2016 quasi 6 milioni di italiani hanno fumato una canna. Per alcuni, gli spinelli si sono rivelati una trappola: il Dipartimento per le Politiche Antidroga segnala che 150mila studenti mostrano difficoltà sociali, psicologiche o fisiche a causa dell’uso «problematico» della cannabis. Ma in Italia ci sono anche molti adulti che nel cassetto tengono un po’ di marijuana e si fanno uno spinello.

Cannabis, la ricerca per sottolinearne i pregi

Cannabis la ricerca per sottolinearne i pregi

In tutto il mondo, comunque, sono stati compiuti, nel corso degli ultimi mesi, numerosi studi e ricerche per supportarne i benefici.

Varie ricerche scientifiche, ad esempio, hanno evidenziato come i cannabinoidi contrastino il cancro: una ricerca svolta in Serbia ha evidenziato come i cannabinoidi conducano le cellule cancerose alla “apoptosi”, ovvero il suicidio cellulare.

E se i principi attivi della pianta hanno un effetto anticancro, inalare olio di cannabis vaporizzato al contrario espone ad una serie di sostanze con effetti potenzialmente tumorali per l’uomo. Lo ha determinato un team di ricerca del Medical Marijuana Research Institute, dopo aver analizzato i composti volatili sprigionati dagli agenti diluenti per la cannabis a una temperatura di 230° centigradi. Le sostanze incriminate sono acetaldeide, acroleina e formaldeide.

La cannabis poi riduce i livelli di stress anche nelle situazioni più complesse, non facendo aumentare il cortisolo. La scoperta, compiuta da ricercatori della Washington State University, non è comunque positiva.

Questo perché, tradotto in parole semplici, fumare marijuana rischia di ridurre la capacità del soggetto di reagire in modo consono agli stimoli esterni.

E questa pianta aiuterebbe addirittura a letto: i ricercatori della Stanford University School of Medicine hanno dimostrato che gli uomini e le donne che fumano marijuana fanno più sesso di chi non la fuma. Il dato è emerso dopo aver analizzato i dati di circa 30mila donne e 20mila uomini con un’età media di 29 anni.

Ma c’è di più: oltre che per gli adulti, la marijuana sarebbe utile anche per i bambini. Il cannabidiolo riduce infatti il numero di crisi epilettiche nei bambini affetti dalla sindrome di Dravet, una variante dell’epilessia conosciuta come “epilessia mioclonica grave dell’infanzia”. I ricercatori dell’Istituto Stanley Manne hanno dimostrato che i piccoli pazienti trattati con la sostanza hanno presentato una riduzione sensibile delle crisi epilettiche in un mese: da 12 a 6.

Attenzione però a lasciarsi prendere dall’euforia: la cannabis riesce però a ‘sabotare’ il circuito cerebrale della ricompensa, ingannando il cervello e instaurando la dipendenza alla sostanza. Lo ha determinato un team di ricerca del Brigham Young University, dopo aver osservato che la cannabis, inibendo il sistema di controllo del circuito cerebrale, fa letteralmente impennare i livelli di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere.

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