Le intelligenze artificiali generative come ChatGPT, Midjourney o Gemini stanno cambiando il nostro modo di lavorare e creare. Ma dietro la loro efficienza si nasconde un costo ambientale che non possiamo più ignorare: un consumo enorme di acqua ed energia che minaccia di aggravare siccità e crisi idriche in diverse parti del mondo.

Perché un’email generata dall’IA “beve” mezzo litro d’acqua?
Può sembrare un paradosso, ma la risposta è semplice e si trova nei data center. Per elaborare le nostre richieste, le IA si appoggiano a migliaia di processori potentissimi che, lavorando incessantemente, producono un’enorme quantità di calore. Per evitare il surriscaldamento, questi centri di calcolo vengono raffreddati, spesso utilizzando grandi volumi di acqua.
Il problema è la scala. Secondo una statistica riportata dal Washington Post, una semplice email di 100 parole creata da ChatGPT può richiedere fino a mezzo litro d’acqua. Un dato allarmante, se pensiamo che, secondo la piattaforma Exploding Topics, gli utenti attivi di ChatGPT hanno raggiunto quota 800 milioni. Come spiega Alexander Windbichler, CEO di Anexia, un’azienda che gestisce oltre 100 data center nel mondo, la differenza è netta:
“Un data center basato sull’intelligenza artificiale richiede da dieci a venti volte più energia” rispetto a uno convenzionale.
Questa richiesta si traduce in un consumo idrico altrettanto sproporzionato, che mette a dura prova le risorse locali.
Dalla Virginia alla Spagna: l’impatto reale sui territori
Gli effetti di questa “sete” tecnologica sono già visibili. Nella contea di Loudoun, in Virginia (USA), dove si concentrano circa 200 data center, il consumo di acqua potabile da parte di queste strutture è aumentato del 250% in soli quattro anni. Daniel Bresette, presidente dell’organizzazione no-profit Environmental and Energy Study Institute (EESI), avverte che “l’acqua è una risorsa limitata e un aumento significativo della domanda metterà a dura prova le scorte, soprattutto durante i periodi di siccità”.
La situazione non è diversa in Europa. In Aragona, una regione spagnola già duramente colpita da incendi e siccità nel 2023, Amazon ha in programma la costruzione di tre nuovi data center. Secondo quanto riportato dal The Guardian, si stima che questi impianti consumeranno quasi 756.000 metri cubi d’acqua all’anno. I colossi del settore come Microsoft e Google non sono da meno: Microsoft ha ammesso che il 42% dell’acqua che utilizza proviene da “aree con stress idrico”, mentre per Google la percentuale è del 15% in zone con “grave scarsità d’acqua”.
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è in pieno svolgimento, ma è fondamentale che il suo sviluppo avvenga in modo sostenibile. Il costo ambientale, in termini di risorse idriche ed energetiche, è un tema che non può più essere messo in secondo piano. È necessario un impegno concreto da parte delle grandi aziende tecnologiche per trovare soluzioni di raffreddamento più efficienti e per localizzare i data center in modo più responsabile.
Per approfondire l’impatto ambientale della tecnologia, puoi consultare i report e gli studi di organizzazioni come:
- Greenpeace: https://www.greenpeace.org/
- Environmental and Energy Study Institute (EESI): https://www.eesi.org/
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!