Demenza Senile, all’Ospedale Molinette si sperimenta la Doll Therapy

VEB

La demenza senile è una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, che colpisce le persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

Esistono vari tipi di demenza senile. Le tipologie principali e più note sono: il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare e la demenza a corpi di Lewy.

La demenza è spesso definita erroneamente “senilità” o “demenza senile”, il che riflette la convinzione, un tempo molto diffusa, ma errata, che un grave declino mentale rappresenti una caratteristica normale dell’invecchiamento.

Secondo i dati disponibili attualmente, in Italia circa un milione di persone è affetto da demenza, in particolare1-5% dei soggetti oltre i 65 anni d’età, con una prevalenza che raddoppia ogni 5 anni, giungendo quindi a una percentuale del 30% circa negli ultraottantenni.

Questi numeri sembrano destinati a crescere, in conseguenza dell’aumento della vita media della popolazione generale. Secondo i dati delle Nazioni Unite riguardanti la popolazione mondiale, si stima che il numero delle persone affette da una qualche forma di demenza aumenterà da 47 milioni attuali a 63 milioni nel 2030, fino a 114 milioni nel 2050.

La demenza è causata da danni subiti dalle cellule cerebrali. Questo danno interferisce con la capacità delle cellule cerebrali di comunicare tra loro. Quando le cellule cerebrali non possono comunicare normalmente, il pensiero, il comportamento e le sensazioni ne risentono.

La demenza senile provoca un’ampia varietà di sintomi e segni.
Inizialmente, produce occasionali problemi di personalità, lievi problemi di memoria, linguaggio e ragionamento. A uno stadio intermedio, è responsabile di un peggioramento dei problemi di memoria, del declino di un parte delle facoltà cognitive. Infine, allo stadio avanzato, è motivo di: perdita totale delle capacità cognitive, difficoltà di deglutizione, incapacità di riconoscere le persone care.

Non esiste alcun esame per determinare se qualcuno soffra di demenza. I medici diagnosticano il morbo di Alzheimer e altri tipi di demenza sulla base di un’attenta anamnesi medica, di un esame obiettivo, di test di laboratorio, nonché dei caratteristici cambiamenti nel modo di pensare, della funzionalità quotidiana e del comportamento associati a ogni tipologia di demenza.

Il trattamento della demenza dipende dalla sua causa. Nel caso di forme di demenza più avanzate, ivi incluso il morbo di Alzheimer, non vi è alcuna cura o trattamento che rallenti o arresti la progressione. Ci sono tuttavia terapie farmacologiche che possono migliorare temporaneamente i sintomi.

Da non sottovalutare però le terapie non comportamentali: secondo gli esperti un grande aiuto può venire dalla cosiddetta “terapie delle bambole”.

Dopo la Pet Therapy, ora alla Città della Salute di Torino sbarca la Doll Therapy. La “terapia della bambola” sarà utilizzata per la prima volta sui pazienti affetti da demenze nel reparto di Geriatria dell’ospedale Molinette.

Il Distretto LEO ha accolto il progetto sulla «Doll therapy» in pazienti acuti, presentato dalla dottoressa Patrizia D’Amelio (ricercatore universitario presso la suddetta struttura) e donerà sei bambole Empathy Dolls al reparto: la consegna avrà luogo il 4 maggio alle ore 14,30, presso l’aula Fabris (reparto di Geriatria – primo piano).

L’utilizzo della “Doll therapy” nasce in Svezia dall’idea di Britt Marie Egedius Jakobsson, psicoterapeuta, che ha utilizzato la bambola per stimolare l’empatia e le emozioni del proprio figlio affetto da autismo. Da quel momento in poi, e con uno sviluppo sempre maggiore, le bambole dedicate alla terapia come le “Empathy Doll” diventano in tutta Europa un oggetto simbolo nella relazione di aiuto. Esse verranno usate per stimolare l’emotività e l’empatia di bambini ed adulti e successivamente come elemento di cura e terapia per i malati di demenza.

Diversi i benefici: modulazione di stati d’ansia e di agitazione; minore ricorso ai sedativi; riduzione di condizioni di apatia e depressione caratterizzata da disinteresse ed inattività totale; capacità di rispondere ai bisogni emotivi-affettivi; possibilità di ostacolare il deterioramento di alcuni abilità cognitive e motorie.

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