Demenza senile, scoperta correlazione coi problemi di udito

VEB

La demenza senile è una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, che colpisce le persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

Tra le malattie più conosciute che fanno parte della demenza senile vi sono il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare e la demenza a corpi di Lewy.

La demenza senile non va confusa con l’invecchiamento. Una riduzione delle capacità cognitive in età avanzata può essere infatti un normale processo della vita: la demenza senile invece è una vera e propria malattia neurodegenerativa dell’encefalo che provoca un declino progressivo ed irreversibile delle capacità cognitive.

Dalle cause ancora poco conosciute, la demenza senile provoca un’ampia varietà di sintomi e segni. Inizialmente, produce occasionali problemi di personalità, lievi problemi di memoria, linguaggio e ragionamento, poi ad uno stadio intermedio, è responsabile di un peggioramento dei problemi di memoria, del declino di un parte delle facoltà cognitive.
Nello stadio avanzato è invece motivo di perdita totale delle capacità cognitive, difficoltà di deglutizione, incapacità di riconoscere le persone care.

Al momento, il solo dato certo, in merito ai fattori scatenanti, è che la demenza senile è la conseguenza di due eventi: la morte delle cellule nervose cerebrali e/o un loro malfunzionamento a livello di comunicazione intercellulare (cioè la comunicazione esistente tra cellula e cellula).

Demenza senile, scoperta correlazione coi problemi di udito

Demenza senile scoperta correlazione coi problemi di udito
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È difficile comunque indicare quali individui sono più a rischio di sviluppare durante l’anzianità la demenza senile. Le statistiche indicano che la donna, anche a causa della maggior durata della vita, ha una tendenza superiore rispetto agli uomini. Altri ancora hanno ipotizzato che anche il grado di istruzione (non a livello scolastico, ma personale) può influire sulla sua comparsa, così come lo stile di vita dell’anziano.

Tenere allenata la mente e mantenere uno stile di vita salutare può aiutare l’individuo a evitare la demenza senile. Tuttavia, entrando in gioco anche il fattore genetico, è impossibile annullare totalmente il rischio.

E ci sarebbe un altro fattore di rischio, finora fin troppo sottovalutato: a quanto pare, chi ha disturbi dell’udito avrebbe più probabilità di sviluppare in seguito qualche forma di demenza.

A puntare i riflettori su questo problema, oggi molto sottovalutato, è Stefano Di Girolamo, ordinario di Audiologia e responsabile UOSD di Audiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma.

«Una pronta correzione dell’ipoacusia risulta determinante nella riduzione dell’incidenza delle patologie secondarie e rappresenta una vera sfida alla quale sia i medici audiologi sia gli audioprotesisti devono confrontarsi quotidianamente durante le due fasi del percorso riabilitativo: la prima legata alla diagnosi e la seconda caratterizzata dall’adattamento protesico», spiega Di Girolamo.

«Il deficit uditivo può ridurre, anche di oltre il 30%, l’efficienza di altre abilità cognitive – sottolinea Di Girolamo – aumentando il rischio di una precoce compromissione di funzioni come l’attenzione, la memoria e le capacità strategico-esecutive. Un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte la probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito. Prevenire il decadimento cognitivo con la cura dell’udito è quindi una necessità se si vogliono ridurre i costi della sanità e del welfare».

E il problema va affrontato subito, perché i dati parlano chiaro: in Italia ci sono circa 8 milioni di ipoacusici, ovvero individui che pur non avendo perso l’udito iniziano ad avere difficoltà ad afferrare i suoni. Con l’aumento dell’aspettativa di vita il numero degli ipoacusici è destinato ad alzarsi, eppure sono sempre in pochi ad accettare il ricorso alle protesi acustiche.

In base alle ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), 360 milioni di persone nel mondo convivono oggi con un calo dell’udito e 47 milioni con una forma di demenza. E, sempre secondo una stima dell’Oms, la perdita dell’udito costa all’economia globale 750 miliardi di dollari, pari alla spesa sanitaria sostenuta da Brasile e Cina messi insieme.

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