Ebola, l’epidemia in Congo raggiunge anche la città

VEB

L’ebola è un virus particolarmente aggressivo in grado di causare una febbre emorragica potenzialmente mortale per uomini ed altri primati (scimmie, gorilla, scimpanzé).

Questo pericoloso virus tra il 2013 e il 2016 ha determinato la morte di oltre undicimila persone principalmente in Sierra Leone, Liberia e Guinea, Nigeria, ma casi di infezione si sono registrati pure in Camerun, Ciad, Niger, Burkina Faso, Mali, Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Gambia, Mauritania e Senegal, ed è tornato a fare paura dall’8 maggio, giorno in cui il governo della Repubblica Democratica del Congo ha annunciato la comparsa di un nuovo focolaio.

Il grande paese dell’Africa centrale ha già fronteggiato più focolai di questa malattia emorragica, spesso fatale, di qualsiasi altra nazione. Tuttavia, il motivo per cui la RDC è colpita così spesso rimane una domanda senza risposta.

Si tratta del nono focolaio di Ebola nella RDC da quando gli scienziati hanno identificato per la prima volta la malattia, e nonostante in queste due settimane i casi erano stati meno di una ventina, c’era grande preoccupazione anche internazionale.

Purtroppo i timori degli ultimi giorni, di una diffusione sempre più veloce e incontrollabile, si sono rivelati fondati: nella Repubblica Democratica del Congo la nuova epidemia di ebola si è diffusa dalla campagna a una città.

Il ministro della salute Oly Ilunga Kalenga ha confermato infatti un caso di contagio a Mbandaka, città abitata da più di un milione di persone a circa 130 chilometri dalla zona in cui sono stati confermati i primi casi all’inizio del mese.

Il ministero ha reso nota la scoperta con in mano l’esito dei test di laboratorio condotti dall’Institut National de Recherche Biomédicale (Inrb), che hanno confermato la positività del campione.

Un portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Peter Salama, ha dichiarato che la diffusione a Mbandaka significa un potenziale «aumento pericoloso».

Finora, fa notare l’Oms, tutti i casi confermati di Ebola sono stati segnalati dalla zona sanitaria di Bikoro, che si trova sempre nella provincia dell’Equatore, ma a una distanza di circa 150 km dalla popolosa Mbandaka. Le strutture sanitarie a Bikoro hanno funzionalità molto limitate e le aree colpite sono difficili da raggiungere, in particolare durante l’attuale stagione delle piogge, poiché le strade sono spesso impraticabili.

La situazione è preoccupante, perché potrebbe portare a nuove epidemie come quelle che interessarono l’Africa occidentale a partire dal 2014, causando oltre 11 mila morti.

Ad oggi i numeri dell’epidemia sono già in crescita. Dal 15 maggio scorso, riepiloga l’ente ginevrino, sono stati segnalati un totale di 44 casi di malattia da virus Ebola: 3 quelli confermati, 20 i probabili e 21 i casi sospetti.

Quest’ultimo «è uno sviluppo preoccupante – afferma il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – Ma ora abbiamo strumenti migliori che mai per combattere l’ Ebola. L’Oms e i suoi partner stanno adottando misure decisive per fermare l’ulteriore diffusione del virus».

L’agenzia Onu per la sanità sta impiegando circa 30 esperti per la sorveglianza nella città e sta lavorando con il ministero della Salute e con i partner per impegnarsi con le comunità locali sulla prevenzione, il trattamento e la segnalazione di nuovi casi.

Intanto, nelle scorse ore sono arrivate a Kinshasa le prime 4 mila dosi di vaccino sperimentale fornito dall’Organizzazione mondiale della sanità per combattere l’epidemia.

Gli operatori sanitari hanno già identificato 430 persone che potrebbero aver avuto contatti con l’agente eziologico e stanno lavorando alacremente per rintracciare oltre quattromila persone che con loro sarebbero già entrate in contatto. L’obiettivo è vaccinare questa seconda cerchia di persone, secondo la strategia definita «ad anello», che prevede che a essere immunizzate siano tutte le persone entrate in contatto con quelle che hanno appena ricevuto una diagnosi di infezione da virus ebola.

La difficoltà nel somministrare il vaccino riguarda soprattutto le aree periferiche: l’antidoto deve essere conservato a temperature comprese tra -60 e -80 gradi, ma la fornitura di energia elettrica nel Paese procede a singhiozzo e la moto è il mezzo più veloce per raggiungere Bikoro.

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