Dare una possibilità di riscatto a coloro che nella vita hanno poco e niente, e poterlo fare aiutando allo stesso tempo l’ambiente, riciclando ed evitando un ulteriore impatto negativo?
Non pura utopia ma una bella realtà che è stata ideata e portata avanti dal progetto EcoBricks messo in piedi dall’ambientalista Susan Heisse, che in appena 69 mesi ha innalzato 60 istituti in diversi Paesi tra i più poveri del mondo, dalle Filippine al Guatemala, passando per il Sudafrica.
Tutte scuole dedicate all’istruzione di bimbi dei paesi più poveri del mondo e tutti costruiti con materiali di riciclo, in primis la plastica. Grazie agli EcoBricks si riducono i rifiuti accumulati nelle discariche e nei villaggi e si costruiscono scuole con materiali isolanti. Inoltre si crea occupazione, anche tra i giovani. Non si costruiscono soltanto scuole, ma anche case, e l’associazione si sta occupando, inoltre, di creare orti ed ecovillaggi.
Nicola Vernon, uno dei fondatori dell’iniziativa, ha definito questo progetto un modello di transizione che si è adattato alle sfide di Greyton: “EcoBricks è il migliore esempio di integrazione sociale che io abbia mai incontrato in 30 anni di lavoro nei servizi sociali”.
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