Ex agente servizi segreti, riapre il caso Kennedy

VEB

Le rivelazioni sconcertanti di Paul Landis, ex agente dei servizi segreti e testimone oculare dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy nel 1963, riaprono il dibattito sulle circostanze della morte dell’ex presidente degli Stati Uniti.

Landis, che a 88 anni ha deciso di rompere un lungo silenzio, pone domande inquietanti sulla validità delle conclusioni ufficiali tratte dalla Commissione Warren riguardo a quel tragico giorno a Dallas, Texas.

Ex agente servizi segreti riapre il caso Kennedy
Foto@PxHere

Al centro delle memorie di Landis c’è la controversa “teoria della pallottola magica“. La versione ufficiale degli eventi sostiene che un singolo proiettile, sparato da Lee Harvey Oswald, abbia colpito sia Kennedy che il Governatore del Texas, John Connally, seguendo una traiettoria particolare e poi ritrovato inaspettatamente intatto.

Tuttavia, la testimonianza di Landis getta ombre su questa spiegazione. L’ex agente rivela di aver raccolto un proiettile dal retro della limousine presidenziale e di averlo poi collocato accanto al corpo senza vita di Kennedy, suggerendo che la pallottola non avrebbe potuto ferire anche Connally.

Mentre gli echi dei colpi di quel giorno riecheggiano attraverso le decadi, il racconto di Landis offre una nuova, dolorosa prospettiva sul trauma subito da chi era presente. L’immagine della testa del presidente rimane indelebilmente impressa nella memoria dell’ex agente, un ricordo che ha infestato i suoi sogni per anni. Nonostante il suo coinvolgimento diretto e il trauma che ne è seguito, il sospetto di Landis su un possibile secondo tiratore persiste, amplificando le teorie che hanno alimentato il dibattito pubblico per decenni.

In “The Final Witness“, il suo libro, Landis si addentra nei misteri e nelle incongruenze di quella giornata funesta. Mentre il primo colpo mancava il bersaglio e il terzo colpiva tragicamente il presidente alla testa, le circostanze riguardanti il secondo colpo, il “proiettile magico“, vengono messe in discussione da Landis. Se, come lui afferma, il proiettile è rimasto nella limousine e non ha colpito Connally, come spiegare le ferite del governatore?

La domanda sulla possibilità di un secondo tiratore si è intrecciata con varie teorie nel corso degli anni, alimentando sospetti e cospirazioni che vanno oltre l’assassino ufficialmente riconosciuto, Oswald. La testimonianza di testimoni che asseriscono di aver sentito spari da una “collina erbosa” nelle vicinanze aggiunge ulteriori dubbi sul racconto ufficiale, come popolarizzato anche da opere cinematografiche come “JFK” di Oliver Stone.

Nonostante il passare degli anni, le domande riguardanti l’assassinio del presidente Kennedy continuano a rimanere senza risposta, e le rivelazioni di Landis alimentano ulteriormente la fiamma del dubbio e della speculazione. Con la pubblicazione di “The Final Witness”, la società si avvicinerà forse a una nuova comprensione degli eventi di quel giorno, o le acque rimarranno perennemente torbide nel mistero che circonda la morte di uno dei presidenti più amati degli Stati Uniti?

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