Fecondazione assistita il nostro Paese non brilla per organizzazione

VEB

Un argomento all’ordine del giorno, lo conferma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità che stima come dopo un periodo che va dai 12 ai 24 mesi di rapporto, la coppia può essere ufficialmente definita infertile, ma se prima alle coppie non restava che rassegnarsi ed eventualmente pensare all’adozione, oggi le metodologie per “procreare” riescono a dare ottimi risultati.

Fino a qualche anno fa questo significava rassegnarsi ad un matrimonio senza figli oppure scegliere di adottare.

Eppure oggi le innovative tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma)consentono di ottenere ottimi risultati, anche laddove la donna tende a “gettare la spugna”.

La prima cosa da fare è raccogliere la storia clinica individuale di uomo e donna, per individuare trattamenti precedenti che possono aver danneggiato la fertilità (cura dei tumori, per esempio), fattori legati allo stile di vita (consumo di alcol o tabacco), informazioni sulla vita sessuale e su eventuali terapie per l’infertilità tentate in passato.

A questo punto, la coppia si sottopone a una serie di analisi di base, tra cui esami ormonali, per valutare i livelli di ormoni sessuali presenti nel sangue, ecografie, tamponi vaginali, pap-test (per la donna) e spermiogramma e spermiocultura (per l’uomo), per stabilire la causa dell’infertilità.

A seconda dell’esito delle analisi, i medici decidono se l’infertilità deve essere trattata o meno con la Pma: quando il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e gli interventi farmacologici o chirurgici sono inadeguati, è necessario ricorrere alla Pma.

Nel nostro paese, a regolare l’accesso alla fecondazione assistita è la legge 40, che nel corso del tempo ha subito notevoli modifiche o rimaneggiamenti, non ultimo il superamento del divieto alla fecondazione eterologa– prima previsto nel testo normativo – intervenuto per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale del 2014.

fecondazione assistita italia poco organizzata

La legge in questione non ha mai previsto un limite di età “fisso” per chi intende avere un figlio con la procreazione assistita. Infatti, il legislatore stabilisce che possano accedere alla pma “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.

Eppure la situazione in Italia non è delle migliori, soprattutto per quanto riguarda la fecondazione eterologa: nei fatti, nonostante la fecondazione eterologa sia stata «sdoganata» da una sentenza della Corte Costituzionale ormai da 4 anni, come abbiamo detto sopra, il nostro paese non è affatto organizzato a far fronte alla richiesta delle coppie, in costante aumento.

I figli della fecondazione eterologa made in Italy sono quindi per almeno metà stranieri. Più precisamente danesi, cechi, greci, spagnoli e svizzeri.

Dai dati della Relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, trasmessa dal ministero della Salute al Parlamento, si apprende infatti che importiamo dall’estero ben il 95% degli ovociti, il 75% del liquido seminale e una quota significativa di cicli è effettuata con embrioni formati all’estero.

Il problema principale sono i donatori italiani, troppo pochi. Per questo si fa ancora ricorso alle banche estere con costi elevati e poche certezze sulla qualità del materiale biologico importato.

A lanciare l’allarme è stata la Società Italiana della Riproduzione Umana (Siru), i cui membri fanno parte del board del progetto ACQuOS (Audit Control Quality Oocyte and Spermatozoa), che vogliono attuare una valutazione indipendente dei gameti importati in Italia dalle banche estere nell’ambito della fecondazione eterologa.

«La sicurezza delle coppie che devono ricorrere alla donazione di gameti – spiega Antonino Guglielmino, ginecologo e presidente della Siru – è una delle priorità della nostra società scientifica. Per questo motivo, in seguito al rilevamento di alcune criticità evidenziate da diversi organi competenti e in collaborazione con gli organi ispettivi di sicurezza, la Siru ha dato il via a questa operazione i cui primi risultati saranno presentati in occasione del prossimo Congresso nazionale Siru, che si svolgerà il prossimo autunno a Catania».

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