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L’universo scomparirà prima del previsto: lo studio olandese che riscrive il destino cosmico

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Un nuovo studio olandese lancia un’ipotesi sorprendente sulla “fine del tutto”: l’Universo potrebbe scomparire molto prima di quanto ipotizzato finora. A dichiararlo è un team di ricercatori della Radboud University di Nimega, nei Paesi Bassi, in uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cosmology and Astroparticle Physics e segnalato anche da Phys.org.

universo scomparirà prima del previsto lo studio olandese che riscrive il destino cosmico

Una revisione radicale delle stime cosmiche

I ricercatori guidati da Heino Falcke, noto astrofisico già coinvolto nel celebre progetto dell’immagine del buco nero del 2019, hanno stimato che gli ultimi resti di materia stellare potrebbero scomparire entro 10^78 anni, una tempistica nettamente inferiore rispetto ai 10^100 anni ipotizzati in precedenza.

Questa nuova proiezione si basa su un’estensione della teoria della radiazione di Hawking, proposta per la prima volta nel 1975 dal fisico Stephen Hawking. Secondo questa teoria, perfino corpi celesti altamente stabili, come le nane bianche, possono lentamente “evaporare” a causa dell’interazione con particelle quantistiche al limite dell’orizzonte degli eventi.

Anche le nane bianche non sono eterne

Lo studio dimostra che oggetti considerati tra i più longevi dell’universo, come le nane bianche, potrebbero disintegrarsi entro un tempo molto più breve di quanto si pensasse. In particolare, la stima aggiornata riduce di oltre 20 ordini di grandezza la durata di vita di questi corpi celesti.

“Sebbene stiamo parlando di scale temporali inconcepibili, questa revisione dimostra che l’Universo potrebbe non essere così eterno come sembrava”, ha dichiarato Falcke.

Decadimento cosmico: anche la Luna e l’uomo nel mirino dei calcoli

Il team ha eseguito simulazioni su dieci differenti oggetti astronomici e materiali, tra cui stelle di neutroni, buchi neri, la Luna e persino il corpo umano. Curiosamente, si è scoperto che buchi neri e stelle di neutroni condividono tempi di evaporazione simili (intorno ai 10^67 anni), nonostante i primi abbiano campi gravitazionali molto più intensi.

Come spiegato dal co-autore Michael Vondrak, questo accade perché i buchi neri riassorbono parte della loro stessa radiazione, rallentando così il processo di decadimento.

Un lavoro interdisciplinare che apre nuove frontiere

Il professore di matematica Walter van Suijlekom ha sottolineato l’importanza dell’approccio interdisciplinare: la combinazione tra matematica avanzata, fisica quantistica e astrofisica ha permesso di affinare le stime precedenti e aprire nuovi scenari nello studio dell’evoluzione dell’universo.

Secondo un approfondimento della NASA, la radiazione di Hawking resta uno degli elementi più affascinanti e controversi della fisica teorica moderna, poiché mette in discussione la stessa idea della permanenza della materia.


Fonti autorevoli:


Conclusione: Anche se la fine dell’universo resta lontana miliardi di miliardi di anni, questa scoperta ci ricorda che l’Universo è tutt’altro che statico. Ogni corpo celeste è soggetto a leggi fisiche in continua evoluzione, e comprenderle potrebbe portarci a una nuova comprensione del tempo, della materia e dell’esistenza stessa.

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