In Cina sta emergendo un fenomeno tanto strano quanto rivelatore: giovani disoccupati che pagano per andare in ufficio ogni giorno. Non per lavorare, ma per fingere di farlo. Una tendenza che nasce dalla pressione sociale e da un mercato del lavoro sempre più inaccessibile, svelando le crepe di un’economia in affanno.

Perché pagare per fingere di avere un lavoro?
La risposta si nasconde tra le pieghe di una crisi occupazionale che colpisce duramente le nuove generazioni. Con un tasso di disoccupazione giovanile che in Cina supera il 14%, trovare un impiego stabile è diventato un’impresa. Questa situazione genera un profondo senso di “frustrazione e impotenza”, come sottolinea il Dott. Biao Xiang, direttore del Max Planck Institute for Social Anthropology. Restare a casa significa affrontare non solo la noia, ma anche la pressione costante di famiglia e università.
Per molti, come Xiaowen Tang, laureato di 23 anni, presentare una prova di tirocinio è una condizione non scritta per ricevere il diploma. Questi uffici “finti” diventano così una via di fuga necessaria. Come afferma Feiyu, proprietario di una di queste strutture, “Quello che vendo non è una scrivania, ma la dignità di non essere una persona inutile”. È una soluzione temporanea per salvare le apparenze e guadagnare uno spazio personale lontano dal giudizio sociale.
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Come funzionano gli “uffici per finta”
Nate in metropoli come Shanghai, Shenzhen e Dongguan, queste aziende offrono a un costo giornaliero che varia dai 30 ai 50 yuan (circa 4-6 euro) tutto ciò che serve per simulare una giornata lavorativa. Forniscono postazioni con computer, sale riunioni, aree comuni e persino il pranzo. L’atmosfera è quella di un vero ufficio, ma gli “impiegati” usano il tempo per cercare un vero lavoro, aggiornare il curriculum o, come nel caso di Shui Zhou, sviluppare nuove competenze.
Zhou, un trentenne che ha visto fallire la sua startup, racconta di aver trovato in questo ambiente una nuova disciplina e una comunità. “Sono così felice, è come se stessimo lavorando insieme come un gruppo”, spiega. Lui e gli altri “colleghi” si supportano a vicenda, trasformando un luogo nato da una finzione in uno spazio di condivisione e crescita. Il Dott. Christian Yao, esperto di economia cinese presso la Victoria University, definisce queste realtà “una delle soluzioni per questo periodo di transizione”, nate per colmare il divario crescente tra formazione e mercato del lavoro.
Conclusione: Il fenomeno dei “lavori finti” in Cina è più di una semplice stranezza: è il sintomo di una profonda sfida sociale ed economica. Se da un lato evidenzia la disperazione di una generazione, dall’altro mostra la sua resilienza e la capacità di creare soluzioni innovative per sopravvivere. Questi spazi, nati per proteggere una reputazione, possono trasformarsi in veri e propri trampolini di lancio per il futuro.
Per approfondire: Per una visione più ampia sulla situazione economica e sociale in Cina, si consiglia la lettura di fonti autorevoli come:
- Il Sole 24 Ore – Sezione Mondo/Cina
- ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) – Analisi sulla Cina
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!