Hiv una pianta può bloccare il virus?

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Anche se, rispetto a qualche anno fa, se ne parla molto di meno, Hiv e Aids non sono certo spariti, ed anzi si diffondono silenziosamente anche tra giovani e giovanissimi che abbassano la guardia e finiscono per esserne contagiati senza neppure rendersene conto, e continuando a fare da “untori” inconsapevoli.

HIV sta per Virus da Immunodeficienza Umana, ed è l’agente eziologico dell’AIDS. Il virus distrugge le cellule del sangue che sono indispensabili per il corretto funzionamento del sistema immunitario, la cui funzione è di difendere l’organismo dalle malattie.

AIDS è invece l’acronimo di Sindrome da Immunodeficienza Acquisita e si manifesta quando il sistema immunitario è talmente indebolito dall’HIV che l’individuo è soggetto a un gran numero di malattie o infezioni, denominate “opportunistiche”.

L’HIV può essere trasmesso attraverso il diretto contatto con il sangue o con i liquidi del corpo di qualcuno che è stato infettato dall’HIV, il contatto di solito avviene scambiandosi aghi o avendo rapporti sessuali non protetti con una persona infetta. Un neonato può contrarre l’HIV dalla madre che è infetta.

L’unico modo per diagnosticare l’infezione da Hiv è il test per l’Hiv. La persona che ha contratto il virus Hiv è detta sieropositiva. Essere sieropositive non significa essere malate di Aids o che certamente ci si ammalerà in futuro.

Hiv, ci penserebbe una pianta a bloccare il virus

Hiv ci penserebbe una pianta a bloccare il virus

Oggi esistono diverse proposte terapeutiche in grado di contrastare l’evolversi dell’infezione ma non è ancora disponibile una cura definitiva per l’eradicazione del virus. I farmaci ad oggi disponibili devono essere presi per tutta la vita, ogni giorno a orari stabiliti.

La terapia cosiddetta “antiretrovirale” riduce drasticamente la quantità di virus nel sangue, lasciandone talmente poco che non si riesce a “vedere e contare” con le analisi (non-rilevabilità), consentendo così alle difese immunitarie di recuperare. I linfociti CD4 tornano a livelli relativamente normali e il corpo continua ad essere protetto dall’AIDS quasi come in una persona senza HIV. Anche quando ci si accorge tardi di avere l’HIV, addirittura quando si è già in AIDS, spesso alcune infezioni opportunistiche possono essere curate e con la terapia antiretrovirale si può far rientrare l’emergenza facendo risalire i CD4 e rimettendo in sesto il sistema immunitario.

Un ulteriore aiuto potrebbe venire anche da una pianta: la rivista americana PlosOne ha infatti pubblicato un articolo legato al potere benefico della pianta “Hypericum scruglii (Bacchetta, Brullo et Salmeri)”, che cresce nella Sardegna centro-orientale e che forse può curare il virus HIV.

La ricerca è stata coordinata da Francesca Esposito e Cinzia Sanna del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari, ed è frutto della collaborazione con altri ricercatori dell’ateneo sardo, delle Università della Campania e dell’Insubria e del Max Planck Institute for Chemical Ecology di Jena (Germania).

In particolare, è stato identificato per la prima volta nell’Hypericum scruglii un metabolita appartenente alla classe dei floroglucinoli prenilati, che si è dimostrato capace di inibire a concentrazioni molto basse due enzimi chiave dell’HIV-1 e quindi la replicazione del virus in saggi cellulari. In altre parole, la molecola individuata blocca gli enzimi che permettono al virus di replicarsi.

L’approccio multitarget utilizzato dai ricercatori cagliaritani mira a ridurre il numero di farmaci che un paziente sieropositivo deve assumere, e quindi lo studio pone le basi per un successivo sviluppo di farmaci antivirali.

La molecola è in grado di inibire in vitro la trascrittasi inversa e l’integrasi dell’immunodeficienza umana di tipo 1 e si è dimostrata in grado di inibire anche la replicazione del virus in colture cellulari“, spiega la virologa e ricercatrice di microbiologia, Francesca Esposito. “Questo composto non era mai stato isolato prima di questo studio. Abbiamo visto che le piante endemiche, anche grazie all’isolamento, sono in grado di produrre composti originali – dice Cinzia Sanna, ricercatrice di Botanica Farmaceutica – Questo progetto sta andando avanti da 8-9 anni sulle piante della Sardegna e abbiamo saggiato ad oggi 20-25 estratti di specie endemiche. Alcune si sono dimostrate attive sull’Hiv: questa è una di quelle più interessanti“.

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