Il tempo una volta scorreva più lento, lo rivelano gli scienziati

VEB

Recenti ricerche condotte dagli astrofisici Geraint Lewis e Brandon Brewer hanno portato alla luce nuove evidenze riguardo al rallentamento del tempo nell’universo primordiale rispetto alla sua velocità attuale. Attraverso lo studio dei quasar, oggetti antichi dell’universo in grado di emettere particelle ad alta energia, gli scienziati hanno ottenuto una scoperta entusiasmante che fornisce nuove prove sull’espansione dell’universo dopo il Big Bang.

Il tempo una volta scorreva piu lento lo rivelano gli scienziati
Foto@Pixabay

Uno dei risultati principali di questa ricerca è stato il rilevamento di un movimento cinque volte più lento dei quasar nell’universo primordiale rispetto a quelli attuali. Questa dilatazione temporale è dovuta al fatto che la luce proveniente da eventi cosmici remoti deve percorrere una lunga distanza per raggiungere la Terra, facendo sì che tali eventi sembrino accadere in maniera più lenta rispetto a quelli osservati nelle nostre vicinanze attuali.

Per condurre lo studio, Lewis e Brewer hanno analizzato i dati di 190 quasar, che si sono rivelati oggetti ideali per investigare la dilatazione del tempo nell’universo primordiale. Attraverso la comparazione della luminosità e del redshift dei quasar, gli scienziati hanno identificato schemi di attività nel corso del tempo. I risultati hanno chiaramente indicato che il primo quasar si muoveva cinque volte più lentamente rispetto ai quasar odierni, fornendo un supporto significativo all’ipotesi del rallentamento temporale nell’universo primordiale.

Questa scoperta riveste una grande importanza per la nostra comprensione dell’evoluzione dell’universo e del suo passato. Fino a poco tempo fa, la dilatazione temporale era stata osservata solamente nelle supernove, potenti esplosioni stellari. Tuttavia, gli astrofisici sono ora in grado di dimostrare che anche i quasar, tra gli oggetti più antichi dell’universo, sono soggetti a questo fenomeno.

Bruno Leibundgut, dell’Osservatorio europeo meridionale, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, mettendola in relazione con ricerche precedenti sulla dilatazione del tempo nelle supernove. Egli ha evidenziato come l’articolo di Lewis e Brewer confermi che i quasar, che in precedenza erano considerati “le sorgenti cosmologiche fondamentali”, confermano anche la dilatazione temporale, in accordo con le teorie e le osservazioni precedenti.

Gli scienziati tuttavia sottolineano che questo processo di dilatazione temporale non implica un rallentamento dell’universo primordiale in sé. Tale fenomeno è invece strettamente legato alla distanza che la luce deve percorrere dagli oggetti lontani per giungere fino alla Terra.

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