i meccanismi alla base della ipermemoria, lo svelano gli scienziati

VEB

Perdere la memoria è probabilmente la più grande paura che la maggior parte delle persone ha sull’invecchiamento, non solo i momenti di “vuoti di memoria” come: dove ho parcheggiato o cosa ho appena mangiato, ma buchi ben più grandi come: dove vivo, se sono sposato, persino volti e i nomi dei tuoi figli. È una preoccupazione crescente. Da traumi ad ictus fino alla demenza, ogni anno vengono diagnosticati più di un milione di persone con disturbi cerebrali che causano una perdita di memoria da moderata a grave. Gli scienziati potrebbero aver scoperto un modo per rafforzare o ripristinare la nostra capacità di creare nuovi ricordi hackerando il cervello e imprimendogli un codice per aumentarlo.

La maggior parte di noi conserva nella propria mente eventi indelebili, fatti che per l’intensità emotiva che ci hanno suscitato è impossibile dimenticare, ma parallelamente ogni giorno dimentichiamo milioni di eventi, dettagli, parole, emozioni, soprattutto quelli legati al quotidiano, che sarebbe impossibile ricordare.

Eppure esistono persone che hanno una super memoria, e non parliamo di coloro che ricordano i Cap di tutte le città d’Italia o i nomi di tutte le persone incontrate: parliamo di persone che a distanza di molti anni sono capaci di ricordare ogni singolo dettaglio di ogni singola giornata della propria vita.

L’Ipermemoria Autobiografica è una capacità davvero rara, appartenente ad un numero molto limitato di individui, che permette di ricordare aspetti futili del proprio passato, episodi che un individuo normale non sarebbe in grado di richiamare alla memoria.

Queste persone ricordano senza sforzo, rapidamente, in modo dettagliato e con precisione gli accadimenti della propria vita. Questa capacità mnemonica non nasce dall’applicazione di strategie di memorizzazione, ma è una caratteristica innata e automatica.

Alcuni ricercatori che nel recente passato hanno avuto modo di studiare memorie del genere hanno potuto notare che l’amigdala, fondamentale nei processi emozionali, risulta essere più grande del normale, e probabilmente è questa dimensione anomala che contribuisce a rendere i ricordi indimenticabili. D’altronde le emozioni e i sensi giocano un ruolo fondamentale nel fissare un ricordo.

Ma molto c’è ancora da analizzare e scoprire, continuando sulla strada intrapresa da un team di ricercatori italiani.

Infatti persone con questa straordinaria capacità ci sono anche in Italia ed appunto un gruppo di ricercatori italiani ha scovato otto nostri connazionali per poterli “studiare”: il lavoro , pubblicato sulla rivista Pnas e frutto della collaborazione tra vari istituti, apre le porte alle cure per ripristinare la memoria in condizioni patologiche.

“Abbiamo monitorato otto persone con ipermemoria, individuate dal gruppo di ricerca nella popolazione italiana a partire dal 2015, e 21 soggetti di controllo con memoria normo-tipica”, spiega il primo autore dello studio Valerio Santangelo, dell’ateneo di Perugia e della Fondazione Santa Lucia. “La cosa straordinaria è che, oltre a ricordare il giorno della settimana di una data lontana nel tempo (ricordano che il 3 agosto del 2011 era un mercoledì), presentano una completa assenza di esitazione o di sforzi consapevoli quando devono richiamare alla memoria eventi che hanno vissuto anche decine di anni prima”.

“I risultati dello studio sembrano mostrare che l’ipermemoria consista principalmente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontale-ippocampale, a tracce mnestiche non accessibili invece agli altri soggetti, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato”, spiega invece Patrizia Campolongo, esperta della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia.

La ricerca permette di scoprire senz’altro tratti interessanti della mente umana ma soprattutto consente di aprire nuove frontiere di ricerca sulla memoria, tradizionalmente studiata in termini di ipo-funzionamento in condizioni patologiche.

“Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iperfunzionamento di memoria – conclude Simone Macrì, dell’Iss – fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche”.

Next Post

Vaccini, in Australia i no vax perdono gli incentivi fiscali

Proprio in queste l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha divulgato i dati del Rapporto Vaccini 2017, la sorveglianza postmarketing in Italia. Finalità della pubblicazione è quella di circostanziare tutte le sospette reazioni avverse del 2017 e degli anni precedenti, inserite nel sistema della Rete nazionale di farmacovigilanza. Le segnalazioni di […]
Vaccini, Burioni protesta delle mamme no vax sui social