Lele Mora: vivere è diventato difficile

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Per i comuni mortali lavorare per poter vivere non è un qualcosa di strano, ma per chi, per buona parte della propria vita, si è visto circondato da agi e lusso, è una scoperta da raccontare ai giornalisti, come qualcosa di cui andar fieri, per potersi sentire migliori.

Le Mora sta scontando le sue condanne in affidamento: non rinnega il passato, ma nemmeno si rassegna a un futuro lontano dal mondo televisivo, anche se adesso: «Porto da mangiare, vestiti, sigarette, aiuti, quello che posso e che riesco a recuperare da aziende che me lo danno gratis. C’è tanta gente generosa», racconta nella bella casa a due passi dalla Stazione Centrale di Milano che, dice, gli presta un amico.

Per una vita intera è stato un talent scout e manager di molti personaggi televisivi tra cui Fabrizio Corona. E’ apparso al cinema in tre pellicole “Vita Smeralda” di Jerry Calà, “Videocracy” di Erik Gandini, “Sexocracy” di Ruben Maria Soriquez, interpretando sempre il ruolo di se stesso.

Adesso però lavora nell’agenzia pubblicitaria del figlio, guadagnando 1500 euro al mese. “E’ molto rigido, è tassativo, è uguale a mio papà. Prima non avevamo un grande rapporto, era cresciuto con la mamma ed essere il figlio di Lele Mora è una fatica, a volte lo vedevo che soffriva su certe cose, poi il carcere mi ha dato la possibilità di conoscerlo. E’ un ragazzo d’oro e mi fa ragionare”, ha raccontato intervistato dal Corriere della Sera.

E aggiunge: “ Cerco di fare del bene, sconfiggo la depressione con alcune pillole e vado avanti.”

Dopo una partentesi in carcere, a causa della condanna per spaccio di droga, evasione fiscale, bancarotta fraudolenta e favoreggiamento della prostituzione, sta ancora scontando la sua pena in affidamento alla comunità Exodus di Don Mazzi, e di Fabrizio Corona, che è appena tornato in carcere, afferma: “Una grande amarezza. Mi ha frequentato, ha colto la mia professionalità di tanti anni, il mio lavoro e alla fine ha distrutto tutto. E’ un bullo che non balla, bello e dannato, ma non mi emoziona più. L’ho amato molto e non ho avuto il coraggio di tenerlo nascosto, ma quello che uno fa tra i muri di casa sua è un’altra cosa. Quando lui arrivava a pranzo voleva il suo posto di fianco a me, chi c’era c’era lo faceva alzare. Mi siedo vicino al mio amore, diceva”.

Poi conclude: “Credo mi abbia usato, mi ha spennato, quando il pollo è rimasto senza penne ha cominciato a fare la sua strada. Gli dicevo di stare attento, ma non l’ha capito perché è malato di soldi, è una macchina da soldi, un genio del male. Non ha mai rubato, ma sapeva come prendere dalle persone”.

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