L’importanza di sfatare i falsi miti creati attorno alla pasta

VEB

La pasta è certamente uno degli alimenti più amati al mondo, e senza dubbio uno degli alimenti principe della dieta mediterranea. Soprattutto in Italia fa parte della nostra cultura, la condiamo in una miriade di modi diversi, con salse e sughi di ogni sorta, consumandone diverse decine di kg pro capite ogni anno.

Eppure attorno a questo alimento tanto amato negli anni è stata costruita tutta una mitologia, una serie di false credenze, spesso per screditarne i benefici, che vanno assolutamente sfatate.

In primis la pasta non fa assolutamente ingrassare: un etto fornisce un apporto energetico di circa 360 kcal, di cui il 70% sotto forma di carboidrati complessi, proteine per il 10-13% e un contenuto di grassi trascurabile. A far ingrassare sono i condimenti, che spesso contengono il triplo delle calorie rispetto alla sola pasta.

I falsi miti sulla pasta risalgono addirittura alle sue origini: a inventarla non furoni i cinesi, ma gli arabi, ed in particolare alla dominazione araba in Sicilia nel XII secolo.

Negli ultimi anni poi si sta diffondendo la “stupida” moda di inserire la pasta senza glutine nelle diete: chi non soffre di ipersensibilità al glutine o di celiachia, infatti, può benissimo mangiare la pasta normale. Anche perché il rischio, in caso contrario, è di compensare il necessario apporto di carboidrati complessi con un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi, che determinerebbe un maggior apporto calorico.

Il sale poi va aggiunto quando l’acqua bolle, ma prima di buttare la pasta, altrimenti l’acqua impiegherà più tempo a raggiungere il bollore. Aggiungendo il sale in quel momento, non influirà sulla temperatura di ebollizione dell’acqua e la diminuzione di temperatura, causata dalla dissoluzione del sale, sarà neutralizzata dal calore dell’acqua in quel momento.

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