Recenti studi condotti da Geraint Lewis e Brandon Brewer nel campo dell’astrofisica hanno evidenziato nuovi dati relativi alla percezione del tempo nell’universo nelle sue fasi iniziali, dimostrando che esso sembrava muoversi più lentamente rispetto a quanto osserviamo oggi.
Esaminando i quasar, che sono tra gli oggetti più antichi e distanti nel cosmo, capaci di emettere raggi di energia elevata, i ricercatori hanno scoperto elementi che suggeriscono una differente velocità di espansione dell’universo successivamente al Big Bang.
Un’osservazione chiave è stata che i quasar nelle fasi primordiali dell’universo si muovevano a una velocità cinque volte inferiore rispetto ai quasar moderni. Questo rallentamento apparente è attribuito alla grande distanza che la luce degli eventi cosmici distanti deve viaggiare prima di raggiungere il nostro pianeta, facendo apparire questi eventi più lenti rispetto a quelli più vicini a noi.
Nel dettaglio, Lewis e Brewer hanno esaminato le proprietà di 190 quasar, rivelando che questi corpi celesti sono strumenti eccellenti per studiare il fenomeno della dilatazione del tempo nelle ere primordiali. Comparando la brillantezza e il redshift, ovvero lo spostamento verso il rosso della luce, i ricercatori hanno identificato pattern di comportamento che si estendono nel tempo. Tali analisi hanno dimostrato che il movimento iniziale dei quasar era significativamente più lento rispetto a quello attuale, offrendo un robusto sostegno alla teoria di un rallentamento temporale nell’universo primordiale.
Questa ricerca si presenta come un contributo fondamentale alla comprensione dello sviluppo cosmico e della sua storia antica. Precedentemente, la dilatazione del tempo era stata osservata solo in relazione alle supernove, ma ora si è dimostrato che anche i quasar sono influenzati da questo fenomeno.
Bruno Leibundgut, affiliato con l’Osservatorio Europeo Meridionale, ha riconosciuto l’importanza di questa scoperta, collegandola a studi precedenti sulla dilatazione temporale osservata nelle supernove. Ha evidenziato come il lavoro di Lewis e Brewer non solo confermi i quasar come oggetti chiave per comprendere l’universo, ma mostri anche la loro conformità alle teorie esistenti sulla dilatazione temporale.
Tuttavia, è importante notare che la dilatazione temporale osservata non implica un effettivo rallentamento dell’universo nelle sue fasi iniziali, ma è piuttosto una conseguenza della distanza che la luce deve percorrere da oggetti lontani fino a noi.