Si continua ancora a ripetere, dinanzi a fatti terribili come un femminicidio, che l’amore ha armato la mano dell’assassino.
Ma l’amore non uccide, non ferisce, non prevarica: è la follia, l’egoismo, una cultura maschilista imperante ad armare la mano di chi sceglie di togliere la vita alla donna che è convinto di amare.
L’ennesimo fatto di cronaca ci racconta di come bisogna ancora fare molto, qui in Italia, per tutelare le donne da ex compagni ed ex mariti che si credono in diritto di decidere per la loro vita.
A Pozzo d’Adda, nel Milanese, un uomo ha ucciso la compagna di 26 anni e ha poi cercato di suicidarsi con una coltellata al petto. A dare l’allarme è stata l’ex moglie che ha raccontato ai carabinieri di aver ricevuto una telefonata da parte dell’uomo.
Alle 3.40 di lunedì notte l’uomo, 46 anni, ha chiamato l’ex moglie al telefono ripetendo con concitazione di aver “fatto una pazzia” e dicendole di avere ucciso la fidanzata, di averla “strangolata” e di voler “farla finita”.
Lei ha quindi allertato i soccorsi, che si sono recati nell’appartamento dove i due convivevano: purtroppo lei era già senza vita mentre lui aveva ferite al torace e in mano il coltello usato nel tentativo di suicidarsi.
La vittima, una 26enne di origine ivoriana, è stata soffocata o strangolata. Restano da chiarire i contorni della vicenda e le motivazioni del gesto.