Omeopatia, i pericoli della medicina non convenzionale

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Negli ultimi giorni purtroppo non si parla d’altro che di omeopatia, e purtroppo non in positivo: la questione è infatti legata alla morte del piccolo Francesco, un bimbo di soli 7 anni malato di un’otite con curata, che senza l’uso di antibiotici lo ha portato addirittura alla morte.

Senza voler assolutamente ergerci a giudici o condannare una pratica che comunque è molto seguita, e senza la pretesa di generalizzare, perché certamente l’uso di rimedi naturali è da preferire ai farmaci in diverse occasioni, è comunque importante sottolineare che le malattie e le patologie vanno assolutamente esaminate da medici, e soltanto da questi affrontate e curate con le giuste pratiche e con le giuste cure, che centinaia di anni di sperimentazioni hanno permesso di trovare e affinare.

L’omeopatia (dal greco ὅμοιος, òmoios, «simile» e πάθος, pàthos, «sofferenza»), per chi non ne fosse a conoscenza è la più diffusa medicina non convenzionale, fondata dal medico tedesco Samuel Hahnemann, autore del testo di riferimento della materia omeopatica “Organon of medical art” (L’Organon dell’arte di guarire, prima edizione 1810).

Nella maggior parte dei casi l’omeopatia non è una medicina alternativa, ma di supporto. I medicinali omeopatici vengono infatti utilizzati da dottori in associazione alle medicine tradizionali, ma diventa molto pericolosa quando diventa un sostituto integrale della comune medicina.

I rimedi omeopatici nella pratica utilizzano prodotti vegetali (piante, parti di piante, escrezioni di esse), prodotti animali (animali interi, parti di animali, escrezioni di esse) e minerali. L’azione dell’omeopatia è più simile all’azione di un vaccino che a quella di un antibiotico.

L’omeopatia soprattutto rifiuta il concetto di ” terapia standard” e punta decisamente all’uso di protocolli personalizzati che valutano il paziente come una specie di unicum ed irripetibile, ed è questo l’aspetto pericoloso.

Il medico, posto dinanzi al paziente e alla sua patologia, per risolvere il quesito clinico sa di poter contare sulle Linee Guida Internazionali e sui protocolli operativi in esse codificate. Il medico non fa mai ” di testa sua”, non crea o inventa cure fantasiose, non usa farmaci a casaccio perché è consapevole del fatto che le indicazioni riportate sulle linee guida rappresentano la via più efficace e meno pericolosa per il trattamento di una certa malattia. Il farmaco influenza una determinata reazione chimica all’interno di un processo metabolico di cui si conosce tutto, che è misurato e misurabile, con precise caratteristiche di farmacocinetica e farmacodinamica.

I migliori risultati l’omeopatia invece li ottiene nel trattamento di disturbi psicosomatici, di non meglio precisate allergie, di disturbi funzionali connessi più alla sfera emotiva/emozionale del paziente che non a problematiche organiche vere e proprie.

Eppure, nonostante tutto questo, ad omeopatia, fitoterapia, trattamenti manuali, agopuntura ricorrono l’8,2 per cento degli italiani (dati Istat).

Circa 20 mila medici italiani prescrivono almeno una volta all’anno medicinali omeopatici. E sono circa 4 mila i medici che la esercitano con regolarità.

E al nord il loro numero è in crescita, soprattutto in Lombardia dove negli ultimi sette anni, il numero di medici iscritti nei registri delle medicine non convenzionali dell’Ordine è cresciuto del 180%.

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