L’intelligenza artificiale torna al centro delle discussioni accademiche. Un caso curioso ma emblematico si è verificato recentemente alla Northeastern University di Boston, dove uno studente ha chiesto il rimborso della retta universitaria – pari a 8.000 dollari – dopo aver scoperto che il proprio professore utilizzava ChatGPT per preparare il materiale didattico, nonostante avesse espressamente vietato agli studenti di fare lo stesso.

Secondo quanto riportato dal New York Times, sempre più professori in atenei statunitensi stanno integrando l’intelligenza artificiale generativa nei loro metodi di insegnamento, ma spesso senza dichiararlo apertamente agli studenti. Il risultato? Un crescente senso di sfiducia e frustrazione tra gli iscritti, che si sentono vittime di un doppio standard.
La vicenda è stata denunciata da una studentessa dell’ultimo anno, Elle Stapleton, che ha notato alcune annotazioni sospette in un documento fornito durante il corso. Una di queste recitava: “Espandi tutte le aree. Sii più dettagliato e specifico” — una frase tipicamente generata da sistemi AI come ChatGPT, che lascia intendere l’impiego dell’assistente virtuale di OpenAI nella stesura del materiale.
- RAG: come l’IA ‘studia gli appunti’ per rispondere meglio
- L’Illusione della Coscienza: Chatbot e la Psicosi da AI
- L’Illusione della Coscienza in ChatGPT: Realtà o Fantascienza?
Stapleton ha quindi presentato un reclamo formale alla School of Business dell’università, sostenendo che l’uso non trasparente dell’intelligenza artificiale e lo stile didattico poco coinvolgente del professore giustificassero la richiesta di rimborso della quota d’iscrizione.
Il quotidiano turco Oksijen, riprendendo il rapporto del NYT, evidenzia come questo episodio sollevi interrogativi importanti sull’etica dell’insegnamento e sull’adozione dell’AI nel mondo accademico. Mentre le università cercano di regolamentare l’uso dell’IA da parte degli studenti — spesso con divieti espliciti — molti docenti sembrano non attenersi alle stesse regole.
OpenAI, l’azienda dietro a ChatGPT, ha sempre sostenuto che il proprio strumento dovrebbe essere utilizzato con trasparenza e responsabilità, soprattutto in ambiti come l’educazione. In un recente whitepaper pubblicato da OpenAI, si sottolinea infatti l’importanza di un uso etico dell’intelligenza artificiale, in particolare quando è coinvolta l’attività formativa.
Questo episodio riflette un cambiamento più ampio nel rapporto tra tecnologia e istruzione. Secondo uno studio pubblicato da EDUCAUSE, oltre il 43% delle istituzioni accademiche statunitensi sta esplorando l’uso dell’IA generativa nel proprio curriculum, ma solo una minima parte ha definito linee guida chiare per professori e studenti.
Con casi come quello della Northeastern University, il dibattito è destinato a intensificarsi. L’intelligenza artificiale può migliorare l’esperienza educativa, ma la trasparenza resta una condizione imprescindibile per mantenere la fiducia all’interno della comunità accademica.
Mi occupo di fornire agli utenti delle news sempre aggiornate, dal gossip al mondo tech, passando per la cronaca e le notizie di salute. I contenuti sono, in alcuni casi, scritti da più autori contemporaneamente vengono pubblicati su Veb.it a firma della redazione.