Roma, dopo il Gay Pride è la volta del Family day

VEB

Un paese civile e democratico deve dare voce e spazio a tutte le idee, più o meno condivisibili e accettabili che siano, ed in quest’ottica la letta la manifestazione che nelle scorse ore si è svolta a Roma.

Se nei giorni scorsi la capitale era stata inondata dai colori e dai canti dei gruppi gay, lesbiche e trans, che rivendicavano i loro diritti e il riconoscimento del loro status, è stata la volta ieri delle famiglie cattoliche, che hanno invece detto il loro secco no alle unioni civili per le coppie omosessuali.

400mila persone contro il ddl Cirinnà che equipara le famiglie gay e lesbiche a quelle regolarmente sposate: marciano sotto le bandiere di decine di associazioni cattoliche e movimenti ecclesiali, senza però l’avallo ufficiale dei vescovi né un messaggio «ad hoc» di Papa Francesco, per difendere la famiglia tradizionale e contro la diffusione del «gender» nelle scuole.

Lo slogan del Family Day, manifestazione nazionale, è “Difendiamo i nostri figli.”

“Per riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la colonizzazione ideologica della teoria Gender nelle scuole e nel Parlamento e bloccare sul nascere il ddl Cirinnà che consentirebbe in prospettiva adozione e utero in affitto per le coppie dello stesso sesso.” Secondo quanto si legge in una nota degli organizzatori del Comitato, riportata anche da Il Corriere della Sera.

Sostegno arrivato da più parti ma non unanime. Il Family Day di quest’anno è lontano dall’ampio sostegno ricevuto nel 2007 dal mondo della politica – quando scese in piazza anche Silvio Berlusconi – e dalla Chiesa.

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