Sclerosi multipla, cellule progenitrici possono riparare la mielina

VEB

La sclerosi multipla è una malattia cronica, spesso invalidante, che colpisce il sistema nervoso centrale, che è costituito da cervello, midollo spinale e nervi ottici.

In generale le persone con SM presentano differenti sintomi in base alla diversa possibile localizzazione delle lesioni nel sistema nervoso centrale. La frequenza dei sintomi può aumentare in genere con la gravità e la durata della malattia anche se, in alcuni casi, non vi sono chiare correlazioni.

Quel che è certo è che nella sclerosi multipla si assiste ad un attacco del sistema immunitario nei confronti del sistema nervoso centrale.

Si pensa che la malattia abbia una componente genetica, che dipende dalla suscettibilità di ogni singolo individuo, e sia influenzata anche da diversi fenomeni ambientali. Da alcuni ricercatori la malattia viene classificata come una malattia autoimmune, ma altri specialisti non sono d’accordo con questa definizione, dato che il bersaglio specifico della sclerosi multipla non è ancora stato scoperto.

Tra le sostanze attaccate, vi è prima di tutto la mielina, la sostanza grassa che circonda e protegge le fibre nervose nel sistema nervoso centrale. In caso di sclerosi multipla, infatti, la mielina risulta danneggiata, come di conseguenza anche le fibre nervose. La mielina forma in seguito tessuto cicatriziale danneggiato (sclerosi), da cui prende il nome la malattia.

Ad oggi, i nuovi trattamenti disponibili ed i progressi della scienza stanno dando nuove speranze alle persone colpite da questa malattia.

Sclerosi multipla cellule progenitrici possono riparare la mielina

Proprio di queste ore è la notizia dei sorprendenti risultati di uno studio, tutto italiano, condotto su delle cavie da laboratorio e coordinato dalla Dottoressa Maria Pia Abbracchio dell’Università Statale di Milano in collaborazione con il Centro Cardiologico Monzino, l’Istituto San Raffaele di Milano e l’Università tedesca di Ulm.

I ricercatori sono riusciti ad identificare una popolazione di cellule progenitrici ancora presenti nel cervello adulto che, se attivate da un danno neurodegenerative, possono contribuire alla riparazione del tessuto cerebrale. Tuttavia, la loro potenzialità riparativa è completamente abolita se il tessuto circostante è fortemente infiammatorio.

Nello specifico, i ricercatori hanno puntato il faro dell’attenzione sui progenitori oligodendrocitari. Si tratta di particolari cellule staminali che, come accennato, sono normalmente presenti nel cervello di un soggetto adulto e che hanno la proprietà di differenziarsi e divenire cellule oligodendrociti adulte e mature. Queste cellule hanno la particolarità di svolgere un ruolo fondamentale nella mielinizzazione dei neuroni del sistema nervoso centrale. In pratica, lo stesso ruolo svolto dalle cellule di Schwann nel sistema nervoso periferico. In pratica, queste sono cellule riparatrici della guaina mielinica dei collegamenti fra neuroni, cioè gli assoni.

«Nostri studi precedenti avevano dimostrato che una sottopopolazione di questi progenitori porta sulla superficie della membrana un recettore, GPR17, capace di promuovere la loro maturazione a cellule produttrici di mielina, permettendo così la ricostruzione della guaina in malattie neurodegenerative caratterizzate da disfunzioni della stessa e demielinizzazione, quali, ad esempio, la sclerosi multipla, ma non solo», raccontano Giusy Coppolino e Davide Marangon, co-primi autori dello studio.

Questo studio dimostra per la prima volta in maniera inequivocabile che i progenitori esprimenti GPR17 possono generare in vivo cellule mature mielinizzanti e che questa loro capacità dipende dalla «permissività» dell’ambiente circostante. Se nel tessuto cerebrale sono presenti molecole proinfiammatorie in grande quantità, allora il processo di maturazione di queste cellule è completamente inibito.

Negli ultimi vent’anni, sono stati sviluppati diversi farmaci immunomodulanti e anti‐infiammatori che riescono a tenere sotto controllo i sintomi della sclerosi multipla, senza però riuscire a curare le lesioni della mielina. La combinazione di questi farmaci con molecole pro‐mielinizzanti attualmente già in sviluppo nel laboratorio della professoressa Abbracchio grazie ad una partnership e ad un brevetto internazionale congiunto fra l’università Statale e Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism), permetterà di combattere in maniera più efficace non solo questa malattia ma anche altre sindromi neurodegenerative dove le disfunzioni della mielina giocano un ruolo fondamentale.

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