Un’affascinante scoperta archeologica in Turchia potrebbe riaccendere uno dei più grandi misteri della storia: l’esistenza dell’Arca di Noè. Un team di ricercatori statunitensi sostiene di aver individuato indizi concreti che confermerebbero la narrazione biblica del Diluvio Universale, raccontata nel Libro della Genesi.

La Formazione di Durupinar: un sito che intriga da decenni
Nel cuore della Turchia orientale, nei pressi del Monte Ararat – montagna storicamente associata all’approdo dell’Arca – si trova la Formazione di Durupinar. Questa anomalia geologica è da tempo al centro di ipotesi suggestive. Secondo il team di “Noah’s Ark Scans”, supportato dal ricercatore indipendente Andrew Jones, il sito mostrerebbe caratteristiche compatibili con una grande imbarcazione sepolta sotto la superficie.
Scoperte sorprendenti grazie alla tecnologia radar
Attraverso avanzate tecniche di radar a penetrazione del suolo (GPR), il gruppo di ricercatori ha individuato strutture angolari e un tunnel profondo circa 4 metri, contenente tre livelli sovrapposti. Questo dettaglio corrisponderebbe con precisione alla descrizione biblica dell’Arca, che nel versetto Genesi 6:16 viene descritta come composta da tre piani distinti.
In un’intervista alla Christian Broadcasting Network (CBN), Jones ha affermato che le analisi hanno rivelato anche tracce chimiche compatibili con la presenza di legno, nonché cavità regolari nel terreno, forse compartimenti sotto coperta. “Non ci aspettiamo di trovare un’imbarcazione intatta – ha dichiarato Jones – ma impronte chimiche, frammenti e strutture coerenti con una nave antica.”
Il quotidiano britannico The Mirror ha riportato immagini dettagliate delle scansioni geofisiche, sottolineando che alcune delle forme scoperte, sepolte fino a sei metri di profondità, potrebbero rappresentare stanze interne dell’Arca.
Ma la scienza resta divisa
Nonostante l’entusiasmo del team americano, molti geologi e archeologi mantengono una posizione cauta. Secondo alcuni esperti, le strutture osservate potrebbero essere semplicemente formazioni naturali, generate da frane, colate di fango o processi erosivi.
Come riporta National Geographic, la comunità scientifica tende a richiedere prove tangibili, come resti lignei databili con precisione, prima di convalidare affermazioni di questa portata. Finora, nessuna pubblicazione peer-reviewed ha confermato che la formazione sia di origine artificiale.
L’Arca di Noè… sulla Luna? Un progetto per salvare la vita sulla Terra
Il mito dell’Arca di Noè, oltre a suscitare fascino religioso, è tornato anche al centro di proposte scientifiche concrete. Di fronte alle minacce globali come cambiamento climatico, pandemie e guerre nucleari, alcuni scienziati dell’American Institute of Biological Sciences hanno proposto una “Arca lunare”.
L’idea, pubblicata su Science Daily, consiste nel creare una banca genetica extraterrestre con campioni congelati di specie animali a rischio, inclusi impollinatori e animali di rilievo culturale come l’elefante africano. Questo archivio biologico potrebbe essere conservato sulla Luna, offrendo una sorta di “backup” della biodiversità terrestre in caso di catastrofe.
Secondo quanto riportato dal Times, i campioni potrebbero essere utilizzati in futuro per rigenerare la fauna terrestre o persino per colonizzare altri pianeti, in linea con l’espansione interplanetaria auspicata da numerosi programmi spaziali, tra cui quello della NASA e dell’ESA.
Conclusione: tra fede, scienza e futuro
Sebbene le scoperte in Turchia siano ancora oggetto di analisi e dibattiti, il mito dell’Arca di Noè continua a stimolare la ricerca scientifica e l’immaginazione collettiva. Che si tratti di archeologia terrestre o di progetti lunari, l’idea di preservare la vita da una catastrofe globale rimane quanto mai attuale.
Per aggiornamenti e approfondimenti, si consiglia di seguire fonti attendibili come BBC News, National Geographic e Scientific American.