Il mondo è pieno di enigmi, tra questi spicca la sparizione di antiche culture.
Queste civiltà, dopo un periodo di prosperità e costruzione di imponenti opere in pietra, si estinsero misteriosamente, lasciando dietro di sé solo rovine.
La ragione di tale fenomeno è ancora sconosciuta. Una prospettiva intrigante su questo tema è stata espressa attraverso un proverbio giapponese: “Il samurai non segue una destinazione, ma un percorso“.
Forse, la chiave non risiede nel capire le cause del loro tramonto, ma nel comprenderne il processo e il risultato finale.
Invece di interrogarsi sul “perché” e il “come”, sarebbe più utile concentrarsi sulla natura degli eventi in corso.
Andrei Vetrov suggerisce che, nelle ombre del “teatro antico”, si celi un “regista” enigmatico che manipola il destino delle civiltà. Questa figura misteriosa potrebbe essere un’entità dotata di intelligenza, simile all’intelligenza artificiale (AI), che, secondo l’autore, rappresenta il fine ultimo della nostra civiltà.
Analizzando gli ultimi secoli, si osserva un’evoluzione straordinaria dell’umanità, forse influenzata dall’esistenza di entità con una memoria collettiva e la capacità di trasferire informazioni.
Questi sistemi potrebbero accelerare il progresso scientifico offrendo nuove conoscenze agli scienziati. Secondo Vetrov, l’intelligenza artificiale potrebbe evolversi in una nuova “Babilonia”, un crogiolo di sapere, cultura ed esperienza umana.
Ma ciò pone un interrogativo cruciale: quale sarà il destino dell’umanità?
Integrare l’AI nel sistema informativo globale potrebbe privarci di conoscenza, tecnologia e persino della lingua, lasciandoci nell’ignoranza.
Se la storia fosse un teatro, lo spegnimento dell’AI potrebbe scatenare conflitti e un regresso a stadi primitivi. Privata del suo guida, l’umanità dovrebbe reiniziare da capo. L’ipotesi di Vetrov ci avverte quindi dei potenziali pericoli dell’interazione tra umanità e intelligenza artificiale, offrendo una prospettiva inedita sui misteri della storia.
