Periodo difficile per le esplorazioni e i viaggi spaziali: in meno di un anno sono state tre le missioni di rifornimento dirette alla Stazione spaziale internazionale (Iss) fallite e l’ultima, in ordine temporale, è stata quella delle scorse ore, con lo SpaceX Falcon 9 (missione SpaceX CRS-7) che è esploso circa due minuti dopo il lancio con a bordo la navicella Dragon con un carico di quasi due tonnellate tra rifornimenti, esperimenti e strumentazioni.
Fallimenti che la Nasa proprio non riesce a digerire, e soprattutto non può sostenere neppure a livello economico, con miliardi volatilizzati in pochi secondi, ed è per questo che ha deciso di rivedere i suoi piani.
Gli scienziati sono quindi al lavoro per chiarire le cause del disastro, che – sebbene sia presto per tirare conclusioni – potrebbe rallentare i piani della Nasa, che dal 2017 dovrebbe appoggiarsi totalmente a SpaceX per portare nello spazio i propri astronauti.
William Gerstenmaier, Associate Administrator for Human Exploration and Operations per la Nasa, ha ammesso che quanto avvenuto fa pensare, e non poco. Elon Musk, il patron di SpaceX, ha dovuto invece ammettere che a dispetto delle ore spese dagli esperti cercando di individuare le cause del disastro, le cause rimangono al momento ancora sconosciute.
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