Introduzione: un mondo dominato dal mistero
Nel Medioevo, la linea tra fede, magia e superstizione era sottile come un filo di seta.
In un’epoca senza scienza moderna, dove le malattie erano misteri e le eclissi presagi di sventura, le credenze popolari erano la bussola del quotidiano.
Ogni gesto, ogni oggetto e ogni giorno della settimana avevano un significato nascosto.
E se oggi alcune superstizioni ci fanno sorridere, in quei secoli erano prese molto sul serio — spesso come questione di vita o di morte.

Il Medioevo e la paura dell’invisibile
Per l’uomo medievale, il mondo era popolato da forze invisibili: spiriti, santi, demoni e presenze misteriose.
Il male non era solo morale — era ovunque, in un respiro, in uno sguardo, in un sogno.
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La Chiesa cercava di imporre il suo controllo spirituale, ma le tradizioni pagane e le paure popolari resistevano.
Così, il sacro e il magico convivevano, in un equilibrio fatto di riti, amuleti e formule tramandate di generazione in generazione.
Amuleti e talismani: la protezione quotidiana
Nel Medioevo, nessuno usciva di casa senza una protezione contro il male.
Tra gli oggetti più comuni c’erano:
- corni e denti di animali, simboli di forza e fertilità;
- croci di legno o ferro, contro le maledizioni;
- pietre particolari, come l’ambra o il quarzo, usate per “assorbire” le energie negative;
- e perfino ossa di santi o reliquie sacre, custodite come veri talismani.
Persino i cavalieri portavano sotto l’armatura piccoli scapolari benedetti, convinti che potessero deviare una freccia o fermare una lama.
Presagi e segni del destino
Ogni evento naturale era interpretato come un messaggio dell’aldilà.
Se un gufo cantava vicino alla finestra, significava morte imminente.
Se un cane ululava verso la luna, era segno di disgrazie future.
Le comete? Avvisi divini. Le eclissi? Ira di Dio.
Persino il modo in cui il pane si rompeva o una candela si spegneva da sola poteva essere letto come un segno del destino.
E per contrastare la sfortuna, esistevano piccoli rituali “casalinghi”: sputare tre volte per scacciare il male, fare il segno della croce prima di bere vino o appendere erbe magiche sulle porte.
La medicina magica e i rimedi “miracolosi”
Prima della medicina scientifica, i malanni erano curati con intrugli e riti che univano religione e superstizione.
Un mal di testa, ad esempio, poteva essere curato legando una radice di mandragora (considerata magica) intorno al collo.
Contro la febbre si consigliava di bere vino in cui era stato immerso un chiodo di ferro.
Molti guaritori recitavano preghiere mentre preparavano i rimedi, per “potenziare” l’efficacia.
E alcune piante — come la ruta, la salvia e l’iperico — erano ritenute armi contro i demoni.
Curiosità: si credeva che la mandragora urlasse quando veniva estratta dal terreno e che il suo grido potesse uccidere. Per questo, si legava la pianta a un cane e si lasciava che fosse lui a strapparla via!
Le streghe e la paura del femminile
Nel tardo Medioevo, la paura delle streghe divenne una vera ossessione.
Le donne che conoscevano le erbe, che vivevano isolate o che avevano un comportamento “fuori norma” erano facilmente accusate di patti col diavolo.
Molte superstizioni femminili — come i filtri d’amore, le pozioni o le benedizioni della fertilità — vennero considerate stregoneria.
Ma, in realtà, spesso erano antiche pratiche pagane legate alla natura e ai cicli della vita.
Queste credenze, diffuse tra la popolazione, riflettevano la paura dell’ignoto… e il bisogno di dare un volto al male.
I giorni fortunati (e quelli da evitare)
Nel Medioevo, non tutti i giorni erano uguali.
Alcuni erano considerati “nefasti”, altri “propizi” per sposarsi, iniziare un viaggio o tagliarsi i capelli.
- Il martedì era un giorno sfortunato, perché associato al pianeta Marte, simbolo di guerra e violenza.
- Il venerdì, giorno della crocifissione, era considerato infausto per i nuovi inizi.
- Invece, il giovedì era visto come giorno di prosperità e giustizia, dedicato a Giove.
Curiosamente, alcune di queste credenze sopravvivono ancora oggi — come il celebre “né di Venere né di Marte, non si sposa e non si parte”.
Il Medioevo e la morte: un legame quotidiano
A differenza di oggi, la morte era una presenza costante nella vita medievale.
Guerre, pestilenze e carestie la rendevano quasi familiare.
Per questo nacquero molte superstizioni legate al modo di morire o di seppellire i defunti.
Si credeva, ad esempio, che mettere una moneta sugli occhi del morto impedisse al suo spirito di tornare indietro,
e che piantare un albero sulla tomba garantisse la pace eterna.
La paura dei morti che camminano — i cosiddetti revenants — diede origine a rituali di protezione che, nei secoli successivi, influenzeranno persino il mito dei vampiri.
Specchi, gatti e numeri: le origini delle superstizioni moderne
Molte superstizioni che oggi conosciamo nascono proprio nel Medioevo:
- Rompere uno specchio portava sette anni di sfortuna, perché si credeva che riflettesse l’anima.
- I gatti neri erano considerati emissari del diavolo, soprattutto se accompagnavano donne “strane”.
- Il numero 13 era associato all’Ultima Cena e quindi alla sventura.
E il classico “toccare ferro”?
Deriva proprio da antiche credenze medievali secondo cui il ferro teneva lontani gli spiriti maligni.
Conclusione: superstizioni, specchio di un mondo senza certezze
Le superstizioni del Medioevo non erano solo stranezze o ignoranza.
Erano strategie per sopravvivere a un mondo imprevedibile, dove la scienza non dava risposte e la fede spesso conviveva con la paura.
Oggi possiamo sorridere davanti a certi rituali, ma in fondo l’essere umano non è cambiato tanto:
continuiamo a cercare segni, a temere la sfortuna, a toccare ferro prima di un esame o a fare gesti “magici” per sentirci al sicuro.
Forse il Medioevo vive ancora in noi — ogni volta che incrociamo le dita e speriamo nella buona sorte.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




