L’Italia si conferma detentrice di un record in negativo: nel nostro paese il carico fiscale è il più pesante d’Europa per quanto riguarda le imprese;
le imposte prese in considerazione sono quelle sui redditi, sul lavoro, sui consumi e i contributi obbligatori, tasse che ammontano in totale al 64,8% dei profitti annui.
I dati giungono dal rapporto «Paying taxes 2016» di Banca Mondiale e Pwc e sono stati divulgati ieri a Varsavia.
A incidere su questi risultati, il direttore del dipartimento Finanze del Mef Fabrizia Lapecorella annovera la legge di Stabilità 2016, il taglio dell’Ires ai maxiammortamenti, l’eliminazione della componente Irap dal costo del lavoro, il patent box e il credito d’imposta.
“L’Italia ha registrato in 10 anni dal 2004 al 2014 un costante miglioramento degli indicatori con il carico fiscale complessivo per le imprese che è passato dal 76% al 64,8%, quindi si è ridotto di circa 12 punti percentuali” ha dichiarato in merito l’economista.
Fabrizio Acerbis, managing partner di Pwc tax & legal services (Tls), ha invece a tal proposito affermato:
“la pressione fiscale e il costo di compliance non esauriscono i temi intorno alla fiscalità: la stabilità delle norme, la certezza interpretativa, i tempi del contenzioso, influiscono direttamente sulla competitività dei singoli Paesi.
Un sistema fiscale fatto di norme stabili e chiaramente interpretabili ha effetti immediati sulla capacità competitiva, anche se non catturati nelle rilevazioni Doing Business”.