Una gigantesca eruzione solare, ampia quasi 1 milione di chilometri, ha catturato l’attenzione della comunità scientifica e degli appassionati di meteorologia spaziale. Secondo gli esperti, una porzione dell’energia rilasciata potrebbe raggiungere la Terra il 16 maggio 2025, provocando una tempesta geomagnetica con potenziali impatti sui sistemi tecnologici globali.

L’eruzione, descritta in modo poetico dal cacciatore di aurore Vincent Ledvina come simile a un’“ala d’angelo”, è stata rilevata dai satelliti della NASA e rappresenta uno degli eventi solari più spettacolari e potenzialmente pericolosi dell’anno.
Cos’è successo sul Sole: un brillamento di classe X e una CME
L’esplosione ha generato una espulsione di massa coronale (CME), ovvero una nube di plasma e campi magnetici scagliata nello spazio. Si tratta di fenomeni comuni durante il picco del ciclo solare di 11 anni, ma non sempre di questa intensità. Secondo la fisica spaziale Dr. Tamitha Skov, questa eruzione rappresenta un vero e proprio “risveglio” dell’attività solare, che da tempo mostrava segnali di quiete.
La classe X di questo brillamento è la più potente della scala usata per misurare i flare solari. Tali eventi possono generare onde d’urto capaci di dare origine a tempeste di particelle energetiche solari (SEP).
Cosa potrebbe accadere sulla Terra
Quando le particelle ad alta energia provenienti dal Sole interagiscono con la magnetosfera terrestre, possono innescare tempeste geomagnetiche, come spiegato dall’Ufficio Meteorologico del Regno Unito.
Gli effetti possibili includono:
- Interferenze nelle comunicazioni radio e GPS
- Sbalzi nelle reti elettriche e rischio blackout
- Danni ai satelliti e ai sistemi di navigazione
- Aurore boreali e australi spettacolari, visibili anche a latitudini insolite
Tuttavia, il Met Office e il Royal Observatory di Greenwich specificano che la maggior parte della CME sembra diretta altrove, con solo il “bordo” della nube di plasma che potrebbe lambire la Terra. Questo riduce notevolmente la probabilità di danni rilevanti.
L’importanza del monitoraggio solare
Nonostante i rischi, eventi come questi offrono importanti opportunità scientifiche. Il monitoraggio in tempo reale dell’attività solare, gestito da agenzie come NASA e NOAA’s Space Weather Prediction Center, consente di:
- Studiare la dinamica del campo magnetico solare
- Migliorare le previsioni delle tempeste geomagnetiche
- Rafforzare la resilienza delle infrastrutture tecnologiche
Con l’avvicinarsi del massimo solare previsto nel 2025, gli scienziati si aspettano un aumento della frequenza di CME e flare. Per questo motivo, la comunità scientifica sollecita investimenti in satelliti più resistenti, sistemi di backup elettrico e reti di comunicazione più sicure.
Occhi al cielo: spettacolo assicurato per le aurore
Se le condizioni saranno favorevoli, questa tempesta potrebbe dare vita a aurore boreali straordinariamente brillanti, visibili non solo nelle zone artiche come Canada, Norvegia o Alaska, ma forse anche in regioni più a sud. Un’occasione rara per gli osservatori del cielo.
Come sottolinea Space.com, nonostante la potenziale minaccia per le tecnologie moderne, i fenomeni solari offrono anche uno degli spettacoli naturali più affascinanti del pianeta.
In sintesi:
- Una CME solare gigantesca è stata registrata il 14 maggio 2025
- Possibile impatto sulla Terra il 16 maggio, ma con intensità limitata
- Rischi per GPS, comunicazioni, satelliti e reti elettriche
- Opportunità per osservare aurore boreali spettacolari
- È fondamentale rafforzare i sistemi tecnologici in vista del picco solare nel 2025
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