Terni robot ha rimosso una massa tumorale di 20 cm

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È indubbio che la sanità pubblica italiana negli ultimi anni sia stata troppo spesso travolta da scandali, e non sono neppure mancati clamorosi casi di malasanità, ma per fortuna diversi centri di eccellenza sono riusciti a sopravvivere e a continuare ad emergere.

Gli scandali, ad esempio, non hanno ridotto la capacità assistenziale del San Raffaele di Milano, che resta la realtà con i numeri più lusinghieri. È tra le prime in Italia per gli interventi sull’aneurisma dell’aorta, ha il tasso di mortalità dopo operazioni cardiochirurgiche tra i più bassi d’Italia, ma anche per tumori allo stomaco e al polmone.

Ma entra nella storia della Chirurgia mondiale anche l’ospedale di Terni dove il prof Ettore Mearini con la sua equipe ha utilizzato per la prima volta una nuova e rivoluzionaria tecnica minivasiva su un uomo di 55 anni finito in sala operatoria per una neoplasia surrenalica di venti centimetri.

Secondo la letteratura disponibile, si è trattato della prima esperienza robot-assistita, a livello mondiale, su una massa di tali dimensioni.

Il paziente era arrivato al Santa Maria per una lesione espansiva surrenalica con deformazione dell’emiaddome destro, per la quale, dopo aver eseguito gli esami di pertinenza endocrinologica e in assenza di segni di malignità della lesione, si è optato per il trattamento chirurgico mininvasivo.

Terni robot ha rimosso una massa tumorale di 20 cm

Terni robot ha rimosso una massa tumorale di 20 cm

Finora le tecniche mininvasive laparoscopiche e robotiche sulle masse surrenaliche si erano spinte fino a un massimo di 14 centimetri, peraltro in appena quattro casi, ma all’ospedale di Terni si è voluto tentare l’incredibile intervento.

Ed effettivamente l’approccio mininvasivo robotico si è poi rivelato la scelta vincente dato che ha consentito un rapido recupero postchirurgico e la precoce dimissione del paziente che, senza grosse cicatrici di rilievo, è potuto tornare velocemente alla sua vita lavorativa e alle sue normali attività quotidiane.

Lo stesso dottor Mearini, in passato, proprio a Terni aveva operato così su un’angiomiolipoma di 12 centimetri. E al Santa Maria c’è ormai da anni un’equipe multidisciplinare per la patologia surrenalica, in grado di studiare casi molto complessi.

Ricordiamo che la chirurgia mini-invasiva, sempre più frequente nelle sale operatorie, si basa su alcuni principi fondamentali: piccole incisioni, invece di una grande apertura, visione con telecamere ad alta definizione con visione chiara e ingrandita collegate con un endoscopio, possibilità di associare un canale operativo che permette di coagulare ed inserire strumenti per l’asportazione delle lesioni.

La chirurgia mini-invasiva può richiedere tempi più dilatati rispetto alla chirurgia convenzionale, ma di solito i pro superano i contro. Perché le incisioni sono piccole, il paziente di solito si sente meno dolore, ha meno cicatrici, e può recuperare più velocemente rispetto alla chirurgia tradizionale.

La chirurgia robotica è una tecnica entrata in uso recentemente, sia pure in centri selezionati, e rappresenta un ulteriore passo nell’ambito della chirurgia mini-invasiva. Ha fondamentalmente le stesse indicazioni ma, al momento, è riservata a pazienti selezionati.

Il chirurgo è distante fisicamente dal campo operatorio e siede ad una consolle, dotata di un monitor, dalla quale, attraverso un sistema complesso, comanda il movimento dei bracci robotici. A questi vengono fissati i vari ferri chirurgici, pinze, forbici, dissettori, che un’équipe presente al tavolo operatorio provvede ad introdurre nella cavità sede dell’intervento. L’impiego dei bracci meccanici ha il vantaggio di consentire una visione tridimensionale con un’immagine più ferma, e di rendere le manovre più delicate e fini anche perché gli strumenti sono articolati all’estremità distale.

Il primo robot chirurgico, chiamato da Vinci, in onore a Leonardo da Vinci, fu messo a punto nella Silicon Valley dalla Intuitive Surgical, e nel 2000 ha ottenuto l’autorizzazione dell’americana Food and Drug Administration (FDA) per l’utilizzo in chirurgia laparoscopica.

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