In un futuro molto vicino le forze dell’ordine potrebbero avere a disposizione un dispositivo simile all’etilometro, ma con un altro scopo, ovvero il suo utilizzo non servirà a misurare la concentrazione di alcol presente nel sangue, ma aiuterà la polizia a verificare se mentre si era alla guida eravamo distratti a causa del nostro smartphone.
WhatsApp, Facebook, selfie, telefonate, non sfuggirà nulla al Textalyzer, il nuovo dispositivo che a breve sarà sviluppato da Cellebrite, l’azienda israeliana già produttrice di alcuni device lasciati in dotazioni alle autorità statunitensi. La stessa società che, secondo alcune voci, avrebbe aiutato l’Fbi ad accedere ai dati criptati dell’iPhone 5 C del killer di San Bernardino anche se, a onor del vero, altre voci dichiarano che gli agenti federali abbiano richiesto l’intervento di alcuni hacker professionisti.
A richiedere la sua realizzazione è stata una proposta di legge presentata in questi giorni nello Stato di New York. Se la bozza dovesse passare richiederà una determinata procedura: i guidatori coinvolti in un incidente stradale saranno chiamati a sottoporre i loro cellulari al test, per capire se li stavano utilizzando alla guida. In caso di riscontro positivo i guidatori rischiano la sospensione o il ritiro della patente o del permesso di guida.
Per tutelare la privacy dei guidatori la norma garantisce che “nessuna di queste scansioni elettroniche può includere il contenuto o l’origine di ogni comunicazione, gioco condotto, immagine o dati visti sul telefono o il dispositivo portatile in questione”. In pratica il Textalyzer potrà rilevare solo l’attività di utilizzo dello smartphone, mentre analisi più approfondite, conducibili probabilmente dopo un mandato, riuscirebbero a determinare se l’attività del cellulare era a comando vocale o manuale.