Tumore al colon retto, la ricerca si concentra sulla proteina Beta-Catenina

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Il tumore al colon-retto è la neoplasia maligna dell’intestino crasso, risultante dalla proliferazione incontrollata di una delle cellule che ne costituiscono la parete.

A livello globale, il tumore al colon rappresenta la seconda più comune forma di cancro tra le donne (614.000 casi; 9,2% di tutti i tumori maligni) e la terza più comune forma di cancro tra gli uomini (746.000 casi; 10% di tutti i tumori maligni). È bene, però, precisare che la sua diffusione varia, talvolta anche notevolmente, in base all’area geografica considerata: per esempio, in Paesi come gli Stati Uniti, l’Australia e la Nuova Zelanda, il cancro del colon-retto è molto più frequente, che nei Paesi dell’Africa.

Le precise cause del tumore al colon sono poco chiare; tuttavia, i medici concordano che, sullo sviluppo della neoplasia in questione, incidano sicuramente: una dieta poco sana, il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà, alcune malattie ereditarie, una certa predisposizione familiare, la presenza di polipi intestinali e le malattie infiammatorie intestinali.

I sintomi del tumore al colon sono numerosi e aspecifici, compaiono generalmente dopo qualche tempo dall’insorgenza della malattia e variano in base alla localizzazione della massa tumorale.

Per quanto riguarda la cura, la terapia di scelta è la chirurgia: sulla base della posizione del tumore si procederà con un intervento parziale o, nei casi più gravi, con la totale asportazione del tratto di colon interessato o del retto. Per fortuna, rispetto agli interventi demolitivi effettuati fino a non molti anni fa, la chirurgia del carcinoma del retto si è fatta sempre più conservativa.

Le probabilità di guarigione aumentano considerevolmente se la malattia è diagnosticata e, di conseguenza, trattata, quando è ancora in uno stadio iniziale. In Italia è stato messo a punto un apposito programma di screening per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto che le autorità sanitarie stanno progressivamente estendendo a tutto il paese.

Tutti gli uomini e le donne di età compresa tra 50 e 69 anni possono sottoporsi gratuitamente all’Hemoccult test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni. Gli individui di età più avanzata non sono invitati a sottoporsi al test, ma possono richiederlo con analoga periodicità.

Tumore al colon retto, la ricerca si concentra sulla proteina Beta-Catenina

Tumore al colon retto la ricerca si concentra sulla proteina Beta-Catenina

Uno studio dell’Università del Salento, promosso da AIRC, ha inoltre recentemente portato un team di ricercatori a scoprire il ruolo di una nuova proteina legata al cancro del colon-retto.

Se confermato, questa proteina potrebbe divenire il bersaglio unico delle cure, che sarebbero così più precise e personalizzate, evitando quei danni permanenti che ad oggi spesso caratterizzano la lotta a questo problema.

La proteina è la  beta-Catenina e si attiva in modo eccessivo nelle cellule tumorali. Si conosceva il suo ruolo nella parte iniziale della malattia, ovvero si capiva che un eccesso di beta-Catenina indicava la presenza del tumore, ma non si riusciva ad agire su di essa.

Il team di ricerca, coordinato dalla dottoressa Malù Coluccia, ha mostrato che l’inattivazione duratura della proteina beta-catenina, ha la capacità di innescare una risposta metabolica all’interno delle cellule tumorali, definita con il termine di autofagia. In pratica le cellule si auto divorano al fine di poter sopravvivere fino a scomparire del tutto.

La regolazione di questo particolare meccanismo di auto-protezione dipende in modo specifico da variazioni nei livelli di espressione e nella distribuzione intracellulare di un’altra proteina, NHERF1, che questo studio correla per la prima volta direttamente allo stato di attivazione oncogenica della beta-Catenina.

Sul piano clinico queste scoperte, per ora limitate a modelli sperimentali in vitro, incoraggiano una sperimentazione nei pazienti per valutare se la combinazione di inibitori di beta-Catenina e NHERF1 possa diventare un nuovo, efficace protocollo terapeutico nelle fasi precoci della malattia.

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