Tumore, un test del sangue per stanarlo prima della loro comparsa

VEB

Quando si parla di tumori, si sottolinea sempre l’importanza della prevenzione: del resto su oltre 146 mila diagnosi ogni anno, in Italia, quasi la metà potrebbero essere evitata con la prevenzione: corretti stili di vita, screening e l’applicazione delle normative per il controllo dei cancerogeni ambientali. Strategie che promettono di salvare vite, e si traducono anche in un risparmio per il Sistema sanitario nazionale: per ogni euro investito infatti se ne recuperano quasi tre.

Si è cominciato a dare importanza al concetto di prevenzione del cancro soprattutto perché negli ultimi decenni l’incidenza per questa patologia ha subito un incremento. Le ragioni della crescita sono legate all’allungamento della vita media e a un sensibile cambiamento negli stili di vita.

Preso atto di questa situazione si è passati da un approccio solamente curativo alla malattia a uno preventivo: risale al 1981 la pubblicazione, da parte di due importanti epidemiologi (Richard Doll e Richard Peto), del primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un cancro.

Tra i fattori individuati in questo studio compaiono il fumo di sigaretta, l’alimentazione e altre cause come virus, ormoni e radiazioni.

L’obiettivo finale dell’individuazione e del controllo dei fattori di rischio è la riduzione del rischio e quindi della mortalità o perlomeno del rischio di sviluppare il cancro, ma poiché lo sviluppo del cancro copre spesso un arco temporale molto lungo (anche decine di anni), è importante individuare degli obiettivi intermedi.

Ma, oltre alla prevenzione, gioca un ruolo chiave anche la diagnosi precoce, ed è proprio in questo senso che va una importantissima ricerca, i cui risultati sono appena stati diffusi: i ricercatori della Stanford University, in California, hanno infatti scoperto un esame del sangue che permetterebbe di individuare il tumore ancor prima del suo manifestarsi identificando i frammenti di DNA rilasciati da alcuni tipi di cancro.

Una novità importante tanto da essere definita dai ricercatori “Il Santo Graal della ricerca sul tumore”.

I risultati dello studio sono stati presentati alla conferenza annuale dell’American Society of Clinical Oncologists a Chicago. L’esame è risultato attendibile nel 90% dei casi  analizzati, tanto che il National Health Service (NHS), il servizio sanitario inglese, lo adotterà per ottenere diagnosi precise e tempestive.

Nello studio sono state coinvolte 1.600 persone, 749 sane e 878 a cui da poco era stato diagnosticato un tumore. Le rilevazioni più accurate sono state quelle del carcinoma delle ovaie e del pancreas, a seguire del fegato e della cistifellea, e ancora di linfoma e mieloma, cancro intestinale e infine cancro a polmone, testa e collo, prostata, stomaco e utero.

È stato inoltre rilevato un forte segnale biologico per il cancro del polmone, principale causa di morte per cancro a livello globale.

“La maggior parte dei tumori viene rilevata in una fase avanzata, ma questa ‘biopsia liquida’ ci dà l’opportunità di trovarli mesi o anni prima che qualcuno sviluppi sintomi e venga diagnosticata – ha dichiarato il dottor Eric Klein del centro di Cleveland. – Speriamo che quest’esame possa salvare tante vite”.

Il test, entro cinque anni, potrebbe arrivare anche in Italia.

In ogni caso, però, la comunità scientifica invita alla cautela: ”Nonostante i risultati dello studio non pubblicato presentato al Congresso dell’Asco – precisa Cancer Research Uk, charity fra le principali del settore – il ‘sacro graal’ della lotta al cancro è ancora lontano. Il test è stato utilizzato su pazienti che erano già stati diagnosticati, non ha ‘stanato’ ogni tumore ed è stato in grado di scoprirne alcuni tipi più che altri. Studi più ampi sono ora necessari per capire se questo esame può svelare un cancro prima che una persona ne sviluppi i sintomi e aiutare a salvare vite”.

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