Il chip Neuralink, sviluppato dall’azienda di Elon Musk, sta attirando l’interesse di migliaia di persone. Secondo Ashlee Vance, biografo di Musk, ci sarebbe un’ampia fila di volontari pronti a testare questa nuova tecnologia “interfaccia cervello-computer“.
La sperimentazione clinica, prevista per sei anni, ha ricevuto l’approvazione a settembre. Neuralink è alla ricerca di volontari paralizzati, in particolare quelli con lesioni al midollo spinale o affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), per la prima fase del progetto.
La missione di Neuralink è trasformare le interfacce cervello-computer da esperimenti di laboratorio a strumenti pratici utilizzabili a casa. La società prevede di operare 11 persone nel prossimo anno, con l’obiettivo di raggiungere 22.000 persone entro il 2030. L’obiettivo iniziale è permettere a persone con quadriplegia di controllare computer e dispositivi mobili tramite il pensiero.
Neuralink mira inoltre a ripristinare funzioni in persone con vari problemi di salute, inclusi disturbi motori, visivi e di parola. In uno studio intitolato “Brain-Computer Interfaces in Medicine”, gli autori Jerry J. Shih, Dean J. Krusienski e Jonathan R. Wolpaw hanno descritto come le BCI possano aiutare persone con disturbi neuromuscolari come la SLA, la paralisi cerebrale, l’ictus o lesioni del midollo spinale.
Infine, Neuralink ambisce a espandere le esperienze umane oltre le limitazioni attuali, lasciando sperare che possa essere utile anche per persone senza problemi di salute o disabilità.
Philip Sabes, co-fondatore di Neuralink, ha menzionato il potenziale del chip nel migliorare l’umore e nel trattare problemi di salute mentale come la depressione. Questa tecnologia, che sembra uscire da un romanzo di fantascienza, potrebbe un giorno permettere di modificare il proprio stato d’animo all’istante.