Yemen, sempre più difficile fermare l’epidemia di colera

VEB

Nello Yemen continua a salire il numero dei morti della guerra iniziata a marzo 2015: l’Onu è rimasto fermo da mesi ad un bilancio di 10mila morti e 40mila feriti, ma è molto probabile che sia molto più alto.

Utilizzato dai Saud come valvola di sfogo di un conflitto aperto con Teheran che non riesce a vincere, lo Yemen sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia recente, ma ad aggravare il tutto c’è un’epidemia di colera che sembra impossibile da fermare.

La seconda epidemia in meno di un anno ha già contagiato migliaia di persone dal 27 aprile e, secondo i dati delle Nazioni Unite, ha ucciso già 209 persone. Sarebbero 3mila i nuovi casi registrati ogni giorno.

Con l’aumento dei casi di colera e diarrea acquosa acuta, avverte Medici Senza Frontiere, l’epidemia rischia di andare fuori controllo, ed è necessaria una risposta urgente e adeguata.

Secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), il numero di casi sospetti è più che raddoppiato negli ultimi cinque giorni, da 11.000 il 14 maggio a più di 23.500 il 19 maggio. La malattia è ora diffusa in 18 dei 22 governatorati del Paese. Le équipe di Msf hanno curato 3.092 pazienti in 4 centri e 9 unità sanitarie per il colera.

L’organizzazione Medici senza Frontiere spinge sulle richieste di nuovi aiuti e di rinforzi “urgenti e adeguati” per far fronte ad un’emergenza simile.

“La rapidità con la quale l’epidemia di colera si sta diffondendo è senza precedenti”, ha detto Nevio Zagaria, rappresentante dell’OMS per lo Yemen, ricordando che oltretutto nel Paese devastato dal conflitto circa due terzi della popolazione sono sottonutrite e avvertendo che entro la fine dell’anno potrebbero essere 250mila le persone affette da colera.

Una situazione dovuta alle terribili condizioni di vita nel paese, devastato da una guerra iniziata più di due anni fa: l’acqua potabile è una risorsa ormai quasi introvabile e quella contaminata sta provocando una repentina diffusione della malattia.

A ciò si aggiunge l’enorme difficoltà delle agenzie internazionali di portare aiuti umanitari con costanza e di raggiungere tutte le province del paese: il blocco aereo imposto dall’Arabia Saudita, la carenza di carburante e gli scontri quotidiani impediscono alle organizzazioni di muoversi sul terreno e di sostenere gli ospedali, la metà dei quali è stata resa fuori uso.

Per fermare il contagio non è solo necessario curare il malato che raggiunge l’ospedale, ma “bisogna anche affrontare l’origine della malattia, migliorando l’acqua e l’igiene e lavorando nelle comunità per evitare nuovi casi”.

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