Alzheimer, in futuro si diagnosticherà con un test della saliva

VEB

L’ultima indagine firmata da Censis e Aima, l’associazione italiana malattia di Alzheimer fondata nel 1985, ha fotografato lo stato di questo malattia neurodegenerativa in Italia: gli anziani che presentano varie forme di demenza sono saliti ormai a 1,3 milioni, che rappresentano il 10% circa dei 13 milioni di ultrasessantenni del nostro Paese.

La causa dell’Alzheimer sembra essere di natura genetica (forse legata anche a traumi, depressione, ipertensione). Non è ancora ben chiaro come questa si sviluppi, ma vede, tra le caratteristiche principali la presenza di placche amiloidi e ammassi neurofibrillari nel SNC.

Negli ultimi anni i nuovi casi di malattia si sono ridotti e sempre più spesso si arriva in età anche molto avanzata senza disturbi cognitivi. Il progressivo invecchiamento della popolazione ha prodotto però un numero straripante di malati che mette in crisi il sistema sanitario.

Dell’Alzheimer si sa molto di più, lo si può frenare con terapie di crescente efficacia e modi e forme dell’assistenza sono sempre più raffinati e articolati. Ma guarire resta proibito e di antidoti, a parte un destino amico, non c’è che la prevenzione.

E la prevenzione parte dalla possibilità di una diagnosi precoce che negli ultimi sta prendendo forma con la scoperta di una serie di test che potrebbero misurarne il rischio.

Se nel 2016 una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora aveva rivelato che l’Alzheimer potrebbe essere diagnosticato con un semplice test dell’udito, nel 2017 un esperto californiano ha messo a un punto un sistema per misurare i rischi di sviluppare la malattia con un test genetico.

La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease e condotta presso il Beaumont Research Institute, part of Beaumont Health nel Michigan, coinvolgendo per ora solo un piccolo campione di 29 individui.

Gli esperti hanno passato al setaccio con moderne tecniche molecolari tutte le sostanze contenute nella saliva e visto che – per quanto ognuno di noi abbia una sua propria saliva diversa dagli altri al pari delle impronte digitali – in quella dei malati di Alzheimer si può riconoscere la presenza costante di certe sostanze come pure l’assenza costante di altre.

In pratica, si va verso la messa a punto di un test della saliva per diagnosticare l’Alzheimer precocemente o anche solo il rischio di ammalarsi in futuro.

Se un simile test venisse convalidato da ulteriori studi e su un campione di persone più ampio, in futuro si potrebbe disporre di un metodo rapido ed economico per fare una diagnosi precoce e calcolare il rischio di sviluppare la malattia.

 

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