Apple, per Tim Cook si può umanizzare la tecnologia

VEB

Mentre il patron di Tesla, Elon Musk, è tutto proiettato ai viaggi spaziali, con la speranza di poter arrivare finalmente su Marte nel giro di pochissimi mesi, Tim Cook è coi piedi ben piantati per terra, affrontando temi di grande attualità come fake news ed odio in rete, e la prospettiva futura di riuscire ad umanizzare la tecnologia.

Testimonial d’eccezione per festeggiare i 18 anni dell’Osservatorio Giovani-Editori, Tim Cook ha incontrato oltre 1.000 studenti che erano in sala e che hanno quindi potuto fare domande al CEO di Apple.

Cook ha parlato subito dell’importanza dei giovani per il progresso della tecnologia e non solo: “L’educazione è ciò che forma le persone  e l’istruzione è ciò che rende tutti uguali. Oggi devo ammettere che i ragazzi devono affrontare una complessità che ai miei tempi non esisteva. Io sono nato in una famiglia con pochi mezzi e ho visto mio padre che ogni giorno andava a lavorare per mantenere la famiglia, ma non gli piaceva il suo lavoro. Per cui il mio obiettivo, già a 16 anni, era molto semplice: amare il mio lavoro. E poi volevo raggiungere degli obiettivi. Non sentitevi mai soli, perché ci sono sempre altre persone come noi. E non scoraggiatevi davanti alle prime difficoltà, perché sono convinto che con la tenacia qualcosa prima o poi succede sempre”.

Anche se oggi è a capo di una delle società più potenti al mondo, il CEO non nasconde le difficoltà che ha attraversato nella fase adolescenziale. Egli sostiene che quando ci si sente lasciato da parte, diverso da tutti gli altri, bisogna riporre fiducia nel fatto che ci sono altre persone là fuori come te.

Cook ha toccato anche lo spinosissimo argomento della fake news. “Penso che la questione delle fake news sia molto peggio e le conseguenze più gravi di quello che molti pensano – ha spiegato – Non si tratta di quando un media pubblica una notizia in modo sbagliato, ma sono quelle notizie costruite ad arte per polarizzare la nostra società, per metterci gli uni contro gli altri. E nella storia quando questo succede è sempre presagio di cose molto gravi. Solo cose negative possono arrivare da questo”.

“Sono entusiasta delle potenzialità della realtà aumentata, permette l’incontro del mondo reale con quello virtuale. Immagina se parliamo di storia e a un certo punto quello di cui parliamo si materializza davanti ai nostri occhi, sarebbe fantastico – ha poi detto – Qualche giorno fa ho visto un’app che permette di visualizzare in realtà virtuale la casa che stiamo progettando, ci fa vedere come saranno gli spazi. Ed è solo l’inizio. Cambierà l’educazione nelle scuole, le economie, il giornalismo. E’ qualcosa che è paragonabile a quello che è successo nel 2008 con il lancio delle app e dell’App Store”.

Per il numero uno di Apple, in buona sostanza, non bisogna quindi avere paura della tecnologia («di per sé non è né buona né cattiva ma neutra») e devono essere le aziende a «umanizzarla»: «noi siamo sempre stati a metà tra arti liberali e tecnologia ed è una sfida per noi che vogliamo con i nostri prodotti migliorare la vita delle persone e cambiare il mondo ma è una sfida anche per voi».

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