Nel vasto panorama della storia antica, pochi luoghi evocano lo stesso senso di meraviglia, mistero e malinconia come la Biblioteca di Alessandria. Fondata oltre duemila anni fa, questa leggendaria istituzione è diventata simbolo non solo del sapere antico, ma anche della fragilità della conoscenza umana. Ancora oggi, la sua storia – avvolta tra fatti e miti – continua a suscitare fascino, teorie e dibattiti tra studiosi, appassionati e curiosi di tutto il mondo.

Ma cosa rende così magnetica questa storia? E soprattutto: cosa abbiamo realmente perso con la sua distruzione?
Una biblioteca per il mondo intero
La Biblioteca di Alessandria fu fondata nel III secolo a.C. nella città egiziana di Alessandria, allora uno dei principali centri culturali del Mediterraneo. Si ritiene che l’idea fosse parte del grande progetto dei tolomei, in particolare di Tolomeo I Sotere, uno dei generali di Alessandro Magno. Il suo scopo era tanto ambizioso quanto visionario: raccogliere tutto il sapere del mondo conosciuto.
Per raggiungere questo obiettivo, gli alessandrini svilupparono metodi poco ortodossi ma incredibilmente efficaci: ogni nave che attraccava nel porto di Alessandria era perquisita, e tutti i libri presenti a bordo (all’epoca prevalentemente in forma di rotoli di papiro) venivano copiati. Gli originali venivano trattenuti nella biblioteca, mentre le copie restituite ai proprietari.
Quanto era grande il suo patrimonio?
Le stime variano, ma si parla di 400.000 a oltre 1.000.000 di rotoli conservati nella Biblioteca di Alessandria nel suo periodo d’oro. Questi testi abbracciavano ogni ramo del sapere: matematica, astronomia, medicina, filosofia, geografia, letteratura e religioni di tutto il mondo antico.
Figure del calibro di Euclide, Archimede, Eratostene e Ipazia lavorarono o studiarono ad Alessandria. Qui nacquero concetti fondamentali della geometria, si calcolò per la prima volta il diametro della Terra con notevole precisione e si raccolsero testi da ogni cultura disponibile, inclusi scritti persiani, indiani e mesopotamici.
Ma cosa accadde realmente? Perché scomparve?
Uno dei motivi per cui la Biblioteca di Alessandria è ancora così affascinante è che la sua distruzione rimane un enigma. Non esiste un solo evento catastrofico documentato, ma piuttosto una serie di incidenti, guerre e trascuratezze nel corso dei secoli.
Ecco le principali teorie:
- Incendio del 48 a.C. – Durante la guerra civile romana, Giulio Cesare avrebbe accidentalmente dato fuoco alla flotta alessandrina. Le fiamme si sarebbero propagate fino ad alcuni magazzini della biblioteca, distruggendo una parte dei testi.
- Declino progressivo – Nei secoli successivi, l’interesse per la Biblioteca declinò. Sotto i Romani prima e i Bizantini poi, i finanziamenti diminuirono e molte sezioni caddero in rovina.
- Attacchi religiosi – Alcune fonti attribuiscono danni o distruzioni a fanatismi religiosi, sia cristiani che musulmani, sebbene queste accuse siano spesso esagerate o poco documentate. In particolare, nel 391 d.C., il patriarca cristiano Teofilo ordinò la distruzione di templi pagani, tra cui forse anche parte del complesso bibliotecario.
Il colpo di grazia potrebbe essere arrivato nel VII secolo, quando l’invasione araba dell’Egitto segnò la fine definitiva di quello che restava della biblioteca.
Perché ci affascina ancora?
La Biblioteca di Alessandria è diventata il simbolo di quello che l’umanità potrebbe essere, ma anche di quello che ha perso. Si stima che con essa siano andati perduti testi unici, come i trattati completi di Socrate (che conosciamo solo tramite Platone), le opere originali di Saffo, i testi scientifici indiani e babilonesi, e molto altro.
La sua distruzione rappresenta una ferita culturale che ancora oggi non si è rimarginata. È il sogno mai realizzato di una banca dati universale del sapere umano, anticipazione di quello che oggi provano a fare Internet o le biblioteche digitali moderne.
Un’eredità che sopravvive
Nel 2002, sulla scia di questo mito, fu inaugurata la Bibliotheca Alexandrina in Egitto, non lontano dal sito dell’originale. È un centro culturale moderno che ospita milioni di volumi, spazi per l’arte, laboratori scientifici e progetti digitali. Un omaggio moderno al sogno antico di racchiudere il sapere del mondo in un solo luogo.
Conclusione
La storia della Biblioteca di Alessandria ci ricorda che la conoscenza è fragile, ma anche che il desiderio umano di sapere è instancabile. Sebbene non possiamo recuperare i rotoli perduti, possiamo onorarne lo spirito: diffondere sapere, proteggere la memoria e condividere la curiosità.
Curiosità bonus: Si dice che la Biblioteca avesse anche una “biblioteca ausiliaria” nel Tempio di Serapide, il famoso Serapeo di Alessandria, che conteneva migliaia di testi. Alcuni studiosi ritengono che fu quella la vera “Biblioteca di Alessandria” distrutta nel 391 d.C.!
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