BPCO, una patologia grave che gli italiani conoscono poco

VEB

Certamente non è una patologia rara e poco diffusa, eppure se ne parla poco, anzi pochissimo, e come ben sappiamo la disinformazione non contribuisce certamente alla prevenzione e alle cure.

Il termine BPCO indica una BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva, una malattia polmonare progressiva, non completamente reversibile. Si tratta di una malattia prevenibile e trattabile, che è caratterizzata da una persistente ostruzione delle vie aeree, che rende difficoltosa la respirazione.

La BPCO è di solito evolutiva e si associa ad una aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone a particelle nocive o gas.

La causa più nota e comune di BPCO è il tabagismo, ossia l’abitudine al fumo di tabacco; dopo il tabagismo, gli altri fattori causali più importanti sono: il fumo passivo, l’esposizione costante in ambito professionale a polveri e sostanze tossiche, l’esposizione prolungata a un severo inquinamento ambientale e, infine, la presenza di una condizione genetica nota come deficit di alfa-1-antitripsina.

Nel mondo in via di sviluppo, invece, una delle fonti più comuni di inquinamento atmosferico sono le cucine scarsamente ventilate e i fuochi utilizzati per il riscaldamento. L’esposizione a lungo termine a queste sostanze irritanti provoca una risposta infiammatoria nei polmoni con conseguente restringimento delle piccole vie aeree e la rottura del tessuto polmonare, una condizione conosciuta come enfisema.

Prima della diagnosi, i due sintomi principali della Bpco sono la tosse e la dispnea, qualche volta accompagnati da respiro sibilante. Spesso la tosse è cronica, più intensa al mattino e caratterizzata dalla produzione di muco. La dispnea compare gradualmente nell’arco di diversi anni e nei casi più gravi può arrivare a limitare le normali attività quotidiane. In genere, queste persone sono soggette a infezioni croniche dell’apparato respiratorio, che occasionalmente provocano ricadute accompagnate da una sintomatologia aggravata. Con il progredire della malattia questi episodi tendono a divenire sempre più frequenti.

Non esiste una cura efficace per la Bpco che consenta di ripristinare la funzionalità respiratoria perduta. Esistono comunque tutta una serie di trattamenti per gestire la malattia.

I farmaci più indicati per la Bpco sono i broncodilatatori, somministrati per via inalatoria, che sono in grado di dilatare le vie aeree e garantire così il maggior flusso possibile di aria. In caso di forme gravi o acute, si possono usare antinfiammatori potenti come cortisone e suoi derivati, evitandone però l’uso prolungato a causa dei pesanti effetti collaterali. Ai pazienti si raccomanda anche di vaccinarsi regolarmente contro malattie come l’influenza o la polmonite da pneumococchi, che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare già fortemente compromessa.

La BPCO è considerata la quarta causa di morte in Europa e negli Stati Uniti d’America (almeno 65 000 morti all’anno) ed è stata caratterizzata da un aumento della mortalità a livello mondiale negli anni 2000.

In Italia la situazione non è certo migliore: ne soffre il 3% della popolazione ed in tanti non l’hanno mai sentita nominare.

Spesso chi ne soffre, infatti, sottovaluta i sintomi, in particolare i fumatori che non danno troppo peso alla tosse, e si rivolgono al medico solo quando compaiono dolore al torace e febbre. Nell’ambito del progetto «Nel nome del paziente: il vissuto, l’ascolto, le risposte terapeutiche» di GSK Italia sono state condotte due indagini da Doxa Pharma per comprendere quanto le persone sanno della malattia e come la vive chi ne è affetto.

In generale le persone sono poco informate: solo 1 su 2 dei 1000 intervistati (54% donne, 46% uomini) afferma di aver sentito parlare di questa malattia, solo poco più di 1 su 2 sa che è una malattia diffusa, anche se la stragrande maggioranza crede che si possa curare con una terapia adeguata, così come sa che la gravità sia spesso sottostimata.

C’è però un buon numero convinto che di BPCO si possa guarire (59%), che sia una malattia stagionale (30%), si possa curare con rimedi naturali (28%) e che addirittura sia una malattia ereditaria (22%). Va un po’ meglio sulle cause: 2 su 3 identificano correttamente il fumo di sigaretta, l’inquinamento e l’ambiente di lavoro.

Ma vi è anche chi erroneamente indica la scarsa igiene personale, lo stress, cattive abitudini alimentari o una predisposizione genetica alla malattia (ereditarietà).

Tra coloro che ne sono affetti, nonostante tutti percepiscano come grave la patologia, poco più del 50% riconosce la necessità di ricorrere ad un uso regolare e quotidiano dei farmaci, qualora si sia esposti a fattori di rischio come il fumo, mentre il restante 50% o non sa esprimersi o pensa che sia sufficiente ricorrere ai farmaci solo in caso di bisogno.

Next Post

Ebola, paura con 17 vittime già accertate in Congo

Qualche mese fa abbiamo avuto modo di parlare più che abbondantemente, per la paura che si potesse assistere ad una vera e propria pandemia, dell’Ebola poi per fortuna il peggio è stato scongiurato e con lo scampato pericolo si è allontanata anche l’attenzione dei media. L’ebola è un virus particolarmente aggressivo […]
Ittiosi, raccolta fondi per salvare la bambina pesciolino