BroncoPneumopatia, i polmoni saranno ripuliti con il vapore

VEB

La BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva è una malattia polmonare progressiva, non completamente reversibile. Si tratta di una malattia prevenibile e trattabile, che è caratterizzata da una persistente ostruzione delle vie aeree, che rende difficoltosa la respirazione.

La BPCO è di solito evolutiva e si associa ad una aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone a particelle nocive o gas.

Spesso la tosse è cronica, più intensa al mattino e caratterizzata dalla produzione di muco. Con il passare del tempo i sintomi possono aggravarsi, tanto da spingere il Paziente a rivolgersi al proprio Medico, per un peggioramento della tosse, un aggravarsi della difficoltà respiratoria, frequenti infezioni bronchiali, in particolare nei mesi invernali.

La categoria dei fumatori è notoriamente la più esposta a soffrire di Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, tuttavia anche l’inquinamento atmosferico (ad esempio le polveri sottili) e fattori genetici possono concorrere al suo sviluppo e all’aggravamento, sebbene in misura inferiore.

Nello specifico, la BPCO è una malattia direttamente collegata al fumo delle sigarette nell’80% circa dei casi, mentre per il restante 20% all’inquinamento atmosferico e a condizioni di lavoro dove si respirano fumi tossici.

Purtroppo di BPCO non si può guarire. Medico e paziente possono tuttavia collaborare per arrestarne la progressione e migliorarne la sintomatologia, mentre recentemente è disponibile una nuova alternativa terapeutica.

BroncoPneumopatia, i polmoni saranno ripuliti con il vapore

BroncoPneumopatia i polmoni saranno ripuliti con il vapore

Lo scorso 27 novembre Lorenzo Gasparini e i suoi collaboratori hanno infatti testato un nuovo trattamento (brevettato in Germania) ad un paziente di Broncopneumopatia Cronica ostruttiva: fino a quel giorno l’unica soluzione era ricorrere al bisturi, ora invece attraverso un catetere è possibile sparare aria calda a 80% che permette una riduzione del volume polmonare e un miglioramento del quadro clinico del paziente.

Hanno partecipato il direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi, il direttore della Pneumologia di Torretta Stefano Gasparini e altre figure chiave che hanno reso possibile l’operazione.

Il paziente che ha inaugurato il nuovo sistema adesso sta bene, c’è voluto un mese per iniziare a vedere i risultati, nello specifico la riduzione del 25% del volume polmonare. Si tratta di un 68enne non marchigiano, fumatore.

Chiamata “Riduzione volumetrica con ablazione termica endobronchiale mediante applicazione di vapore acqueo ad alta temperatura”, si basa sull’applicazione di vapore acqueo a 75-80° centigradi – attraverso un sondino nasale – direttamente sul tessuto polmonare dei pazienti. A queste temperature si induce una cicatrizzazione delle aree polmonari danneggiate dall’enfisema, e il conseguente restringimento volumetrico (fino al 25 percento) permette una migliore respirazione.

La tecnica mini-invasiva non guarisce completamente la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, ma migliora sensibilmente la qualità della vita del paziente, e soprattutto permette di evitare l’intervento chirurgico e altre terapie.

«La Broncopneumopatia cronica ostruttiva è una patologia che ha un’alta incidenza sulla popolazione – ha spiegato Stefano Gasparini – ma siccome la conoscono in pochi viene sottostimata e molti pazienti si presentano quando ormai si respira molto male e ce se ne accorge quando si fatica anche solo per farsi la barba. In realtà ci sono diversi segnali che anticipano questo problema, come la tossetta catarrale non appena ci si sveglia. Premesso che il vapore non è un intervento risolutivo e nemmeno sostitutivo della terapia farmacologica, possiamo però finalmente far tornare il paziente a respirare bene, superando l’intervento chirurgico di rimozione della porzione del polmone o l’utilizzo di valvole e spirali, soprattutto perché queste ultime non sono praticabili su tutti i pazienti. Il vapore sì».

Visto il successo ottenuto all’ospedale marchigiano è verosimile che la tecnica si renda disponibile anche in altri nosocomi del Bel paese.

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