Si fa tanto parlare di dieta mediterranea, di uno stile di vita sano che si costruisce proprio a partire dalla tavola, eppure tutti noi siamo irrimediabilmente attratti dal cibo spazzatura.
Il termine cibo spazzatura è stato utilizzato per la prima volta nel 1951 da Michael F. Jacobson per indicare una tipologia di cibo considerato malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e all’elevato contenuto di grassi o zuccheri.
La peculiarità del cibo spazzatura è quella di possedere una densità calorica assolutamente inappropriata allo stile di vita dell’uomo sedentario, ma allo stesso tempo di non ottemperare alle necessità fisiologiche di vitamine, oligoelementi, antiossidanti, fibra alimentare, acidi grassi essenziali.
Per di più, il cibo spazzatura è spesso associato ai cosiddetti grassi idrogenati (acidi grassi trans). Gli oli vegetali contengono acidi grassi polinsaturi, che vanno incontro rapidamente all’ossidazione: per evitarlo le industrie alimentari vi aggiungono atomi di idrogeno (idrogenazione), ottenendo così grassi (o oli) vegetali idrogenati o parzialmente idrogenati, che si conservano più a lungo. Ma possono essere dannosi: molte ricerche dicono che l’abuso di acidi grassi trans alza il livello del colesterolo cattivo (LDL) e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. I grassi trans sono presenti in grandi quantità nella margarina, nei prodotti da forno confezionati, nelle principali pietanze dei fast food e negli snack confezionati.
Senza contare gli additivi alimentari: in Europa ne sono permessi più di 300, dai coloranti naturali e artificiali fino agli esaltatori di sapidità (come il glutammato e l’aspartame). Uno dei più preoccupanti è l’acrilammide, che si forma “naturalmente” quando alimenti ricchi di amidi vengono cotti a temperature elevate.
L’obesità, sia in età adulta che infantile, è solo la punta dell’iceberg della dannosità di questi cibi spazzatura: è l’esempio più visibile di come questo tipo di nutrimento non vada bene per il corpo. Se poi si indaga più a fondo, si possono collegare i soggetti in sovrappeso a casi di diabete e ipertensione tra le tante cose.
Cibo spazzatura, OMS associato persino all’insorgere del cancro
Tra gli studi più allarmanti sul cibo spazzatura, quello pubblicato su Frontiers in Psychology, secondo cui il junk food riduce l’appetito per i nuovi sapori e uno della University of South Wales, che ha dimostrato che topi alimentati con una dieta ricca di grassi e zuccheri presentavano alterazioni consistenti della memoria dopo appena una settimana.
A quanto pare, l’abuso questa tipologia di cibi è collegata anche all’insorgere del cancro: a dirlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che tramite l’Ufficio europeo diretto da Zsuzsanna Jakab dichiara che “I nostri governi hanno dato alla prevenzione dell’obesità infantile la massima priorità politica. Tuttavia, costantemente scopriamo che i bambini – il nostro gruppo più vulnerabile – sono esposti a innumerevoli tecniche di marketing digitali nascoste che promuovono alimenti ricchi di grassi, zuccheri e sale”.
L’Oms si è rifatta a diverse recenti ricerche, tra cui quella del team dell’ Université Sorbonne Paris Cité ( USPCU), che ha reclutato 104.980 persone (età media 42,8 anni) ai quali è stato chiesto di tenere un «diario alimentare» sulle 24 ore in registri online progettati per segnare il consumo abituale dei partecipanti per 3.300 diversi alimenti . I soggetti sono stati seguiti per cinque anni.
In media , il 18% dei partecipanti allo studio ha consumato cibi ultra-lavorati. I risultati, pubblicati sul British Medical Journal, dicono che un aumento del 10% nella proporzione di alimenti ultra-lavorati nella dieta è stato associato ad aumenti significativi del 12% nel rischio complessivo di contrarre un tumore e dell’11% nel rischio di cancro al seno.
Numeri allarmanti, anche se i risultati devono «essere confermati da altri studi su larga scala» e che «sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio l’effetto relativo delle diverse dimensioni della lavorazione (composizione nutrizionale, additivi alimentari, materiali di contatto e contaminanti) in queste associazioni».