Eroina, ben presto potrebbe essere disponibile un vaccino

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L’eroina – o Diacetilmorfina – è una sostanza semisintetica ricavata dalla morfina e deriva dunque dall’oppio, sostanza naturale estratta dal guscio dei semi di alcune varietà di papavero. Per le sue proprietà sedative e antinfiammatorie era stata inizialmente elaborata in campo medico: fu sintetizzata la prima volta nel 1874 da un ricercatore britannico, che non la considerò però interessante dopo averla sperimentata sugli animali.

Ben presto, però, è stato scoperto il suo potere come sostanza stupefacente ed ha iniziato a dilagare.

Il nome in assoluto più usato in Italia è “roba”. Altri nomi usati, spesso dipendenti dal grado di purezza o dal colore della polvere sono: “Brown sugar”, “sugar”, “China White”, etc. Quando l’eroina viene associata ad altre sostanze può assumere nomi diversi, ad es. in associazione con cocaina è nota con il nome di “speedball”.

Come droga “di strada” l’eroina viene generalmente venduta sotto forma di polvere bianca o marrone, o in barrette dal colore scuro: contiene basse dosi di principio attivo, perché viene corretta con varie sostanze da taglio. Si può fumare o inalare, ma la via di somministrazione più diffusa tra i tossicodipendenti è quella endovenosa: tutte e tre le forme di assunzione provocano assuefazione.

La dipendenza da eroina è molto simile a quella da morfina, ma si instaura più velocemente e con quantità di sostanza più basse. La dipendenza fisica varia comunque da persona a persona e si verifica a seguito di un uso costante dai 7 ai 15 giorni. Una volta instaurata la dipendenza, chi non assume la sostanza incorre in crisi di astinenza che durano in media da 48-72 ore fino a una settimana, e si presentano poche ore dopo l’ultima assunzione.

Eroina, ben presto potrebbe essere disponibile un vaccino

Eroina ben presto potrebbe essere disponibile un vaccino

I sintomi da astinenza di eroina sono generalmente dieci volte più forti che il più terribile raffreddore: terribili dolori muscolari, sudorazione, nausea, crampi allo stomaco, naso che cola, lacrimazione negli occhi, sensazione di caldo e di freddo alternandosi, i brividi. Molto presto appaiono anche i sintomi di astinenza psicologica di eroina: depressione, insonnia, preoccupazione, ansia, paura, dolore emotivo e un profondo desiderio (craving) per l’eroina.

L’unica cura è l’eroina, ma ogni nuovo consumo porta  ad un abisso ancora più profondo, la prossima crisi è ancora più lunga e dolorosa, la necessità di eroina  aumenta ancora.

Una soluzione potrebbe però essere trovata grazie a un vaccino, la cui sperimentazione sta facendo passi da gigante.

La prima formulazione del vaccino contro l’eroina è stata sviluppata nel 2013 e agisce istruendo gli anticorpi del sistema immunitario su come attaccare le molecole di eroina, impedendo al farmaco di raggiungere il cervello.

I risultati della sperimentazione sui topi, ad oggi, hanno dimostrato che è sicuro ed efficace. Oltre che fermare la letalità di alte dosi, il vaccino potrebbe anche eliminare le ricadute dei tossicodipendenti nell’uso di droghe. Il risultato è stato raggiunto dagli scienziati dello Scripps Research Institute (TSRI), in California.

I ricercatori hanno effettuato due diversi esperimenti. Nel primo hanno testato un vero e proprio vaccino che allena gli anticorpi del sistema immunitario a riconoscere e legarsi alle molecole dell’eroina impedendo alla droga di raggiungere il cervello e quindi di ‘sballare’ la persona (in questo caso il topo) che ne fa uso: questo permetterà di eliminare la motivazione ad utilizzare la droga stessa. Al vaccino i ricercatori hanno aggiunto un ‘aiutino’ per spingere la risposta del sistema immunitario rendendola più efficace: la tossina tetanica, l’allume e CpG ODN.

I ricercatori precedentemente hanno anche testato gli effetti della stimolazione cerebrale profonda su questi animali e ne hanno osservato gli effetti. Dai dati raccolti è emerso che i ratti che assumevano eroina liberamente, col tempo non incrementavano la dose quotidiana, diversamente da quanto accadeva invece per il gruppo di controllo su cui non veniva applicata la stimolazione. E non solo, ulteriori test hanno dimostrato che alcuni soggetti tendevano non solo a non incrementare la dose, ma proprio a ridurla: questo fa pensare che la stimolazione cerebrale profonda possa essere utilizzata un domani per trattare le dipendenze ed evitare anche l’overdose.

I risultati, quindi, mostrano come la nuova formulazione sia sicura ed efficace nei modelli animali, stabile per trasporto e dunque pronta a sperimentazioni cliniche sugli uomini.

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