Colesterolo combattuto a tavola ma protegge contro la demenza

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Il colesterolo è una molecola lipidica sterolica, tipica degli organismi animali, soprattutto dei vertebrati. È presente in tutti i tessuti e in maggior quantità nel cervello, nella bile e nel sangue. A causa della sua struttura ha caratteristiche idrofobiche ed è quindi scarsamente idrosolubile. L’intestino lo assorbe grazie ai sali biliari.

È presente sia in forma libera (35-40% del totale) sia esterificato con acidi grassi a catena lunga. La sua sintesi si svolge soprattutto a livello epatico, anche se vi partecipano numerosi altri organi (surrene, testicolo, aorta ecc.). Il colesterolo viene invece eliminato con la bile, trasformato in acidi biliari e poi in sali biliari.

È un componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità ed il precursore della vitamina D, dei sali biliari e degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili, ma nonostante questo ruolo biologico di primo piano, quando il colesterolo circola nel sangue in concentrazioni superiori alla norma si trasforma in un acerrimo nemico della nostra salute.

Quando i livelli di colesterolo sono troppo alti, aumenta il rischio di malattie cardiache. Questo perché il colesterolo si combina con altre sostanze nel sangue per accumularsi sulle pareti delle arterie.
Questo accumulo può restringere e intasare le arterie, ridurre il flusso di sangue e preparare il terreno per un infarto o ictus.

Come tutti gli avversari più tenaci, il colesterolo alto può essere sconfitto soltanto conoscendolo a fondo ed utilizzando tali informazioni per elaborare adeguate strategie difensive e di contrattacco.

Per mantenere sani i livelli di colesterolo, migliorare la dieta è una scelta saggia. In genere, una dieta ricca di grassi saturi – che si trovano in prodotti animali come carni rosse e latticini – può aumentare i livelli di colesterolo, così come mangiare cibi contenenti grassi trans, che si trovano spesso in fast food e pane precotto confezionato, biscotti e snack.

Colesterolo combattuto a tavola ma protegge contro la demenza

Colesterolo combattuto a tavola ma protegge contro la demenza

Al contrario, vanno quindi preferire le fibre solubile. Presente in molti cibi vegetali, la fibra solubile attira l’acqua e si trasforma in un gel quando digerisci il cibo. La fibra solubile riduce il colesterolo cattivo rallentando l’assorbimento del colesterolo nel sangue. Buone fonti di fibra solubile includono crusca d’avena, orzo, noci, semi, fagioli, mele, pere, prugne, lenticchie e piselli.

Bisogna poi scegliere i grassi sani che includono oli di oliva, di colza e di arachidi, nonché alimenti ad alto contenuto di grassi sani di origine vegetale, come noci, semi e avocado, ed alimenti integrali.

Pollame, carni magre e pesci grassi possono essere assaporati: consigliate almeno due porzioni settimanali di salmone, trota, tonno albacore, aringa (comprese le sarde) o sgombro.

Ma allo stesso tempo una recente ricerca ha ribaltato in parte quanto sostenuto finora: se è vero che il colesterolo fa male al cuore, allo stesso tempo protegge gli anziani dalla demenza.

A supportare questa tesi sono i ricercatori del Mount Sinai di New York con una nuova ricerca appena pubblicata su Alzheimer & Demenza: The Journal of Alzheimer’s Association.

I ricercatori del Mount Sinai per questo studio hanno esaminato l’associazione tra i livelli di colesterolo e le funzioni cognitive in diverse fasce di età. In particolate, il team ha analizzato i dati del Framingham Heart Study che è un ampio studio in corso sulla popolazione di Framingham, Massachusetts.

Lo studio era iniziato nel 1948 con un totale di 5.209 adulti e ora anche la terza generazione di questi partecipanti fa parte di questo studio. Dei dati raccolti, i ricercatori hanno controllato i valori del colesterolo totale dei partecipanti durante gli anni centrali e negli ultimi anni. Per anni centrali s’intendono quelli intorno ai 40 anni e quelli successivi sono quelli intorno ai 75 anni, scrivono gli autori dello studio.

L’analisi dei dati e dei test ha rivelato che l’aumento dei livelli di colesterolo a partire da 40 anni ha portato a un aumento del declino cognitivo quando la persona invecchiava. Tuttavia, con l’avanzare dell’età questa correlazione si è interrotta e alla fine invertita. Per esempio, nei pazienti di età compresa tra 85 e 94 anni, il colesterolo più alto durante gli anni centrali ha comportato un minor rischio di declino cognitivo.

Questo studio è importante «per la ricerca di fattori genetici e di altro tipo associati all’invecchiamento cognitivo positivo», ha spiegato il Jeremy Silverman, professore di Psichiatria all’Icahn School of Medicine al Mount Sinai.

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